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mercoledì, Agosto 20, 2025
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Folie scalpita Ora l’Italia poi Modena


Due settimane di lavoro con il nuovo tecnico della Nazionale Bonitta culminate con la doppia amichevole contro la Repubblica Ceca, poi ora un mese di riposo prima di iniziare davvero l’avventura azzurra che porterà al Mondiale e, successivamente, all’inizio della nuova esperienza a Modena in maglia bianconera. Si preannuncia la solita estate di fuoco per la nuova centrale della Liu Jo Modena, Raphaela Folie, che racconta così le sue prime sensazioni da giocatrice modenese: «Arrivo in una società che punta in alto, questo mi fa davvero piacere e dalla prossima stagione mi aspetto tanto. Credo che il campionato sarà molto equilibrato, ma noi faremo parte del gruppo di quelle 4-5 squadre che lotteranno per i primi posti ed avremo il vantaggio che la maggior parte del gruppo sarà quello di quest’anno, che già si conosce ed ha meccanismi rodati. Noi “nuove” faremo il nostro e cercheremo di aiutare a fare ancora meglio. Ritrovo Rondon con cui mi sono trovata molto bene a Villa Cortese mi aggregherò tardi alla squadra per gli impegni in azzurro, ma non è un problema perché mi sono già riposata».

Montanini fa scegliere i suoi e chiede la Grosse Koalition


Domani assemblea di CambiaModena

«Decideremo giovedì (domani, ndr) se sostenere il Movimento 5 Stelle o il Pd». Antonio Montanini, candidato sindaco per CambiaModena, con il 4% conquistato alle urne sceglie di far scegliere i suoi nell’indicazione di voto per il ballottaggio. «Faremo un’ assemblea della nostra lista – spiega Montanini- e da lì emergerà la nostra decisione». Per Montanini si tratta comunque «di una scelta al meno peggio», in quanto «nessuno dei due contendenti ha proposto un vero rinnovamento». Il civico spera che «nei prossimi giorni i due contendenti avanzino magari qualche proposta di modifica ai programmi, in relazione soprattutto alla questione dello sviluppo economico e dell’occupazione». Sull’ipotesi di incontri con i candidati a sindaco, entrambi hanno escluso possibili apparentamenti lasciando però la porta aperta al dialogo e al confronto, Montanini precisa di non avere «al momento in programma nessun incontro», e di essere «disponibile a dialogare ma solo mettendo al centro le questioni programmatiche». La cosa migliore per Montanini sarebbe che «il nuovo sindaco aprisse ad una specie di grande coalizione», soprattutto o almeno «sul tema del rilancio dell’economia». Per il civico però Muzzarelli «ha già fatto l’accordo con Sel e troverà probabilmente modo di accordarsi anche con Querzè, mentre l’analisi del voto «ci ha dimostrato che noi dobbiamo rispondere anche ad un elettorato di centrodestra, visto che è da lì che abbiamo preso una buona parte dei voti». Montanini e altri della sua lista avevano sostenuto il progetto della Maletti, ma dopo il risultato delle primarie si sono messi a correre in proprio.

Il difficile ballottaggio


Arrivano (forse) Grillo e Renzi

E il 9 giugno si dimette Alla buon ora


Una richiesta che rimbalza da oltre tre mesi, quando è sceso in campo per le elezioni, ma solo ieri Muzzarelli ha annunciato la data delle dimissioni da assessore alle attività produttive: «Il 9 giugno, comunque vada». Ad urne chiuse. Eppure i suoi avversari da subito gli hanno chiesto un passo indietro per non usufruire dei vantaggi della carica: «O candidato, o assessore», firmato Giuseppe Pellacani; «io faccio la campagna elettorale con i miei soldi, si dimetta», firmato Antonio Montanini. «La lettera è già pronta- ha annunciato Muzzarelli – ed ho già parlato con Errani». La regola prevede le dimissioni dal giorno dopo le elezioni «e io la rispetterò comunque vadano le cose». Muzzarelli lascia sul tavolo di via Aldo Moro deleghe importanti come quella alle Infrastrutture, oltre all’importante ruolo sulla ricostruzione post sisma. A questo punto c’è da chiedersi se ci sarà un altro modenese a seguire la complessa pratica del terremoto e dell’alluvione.

Bonaccini striglia il Pd Si annuncia resa dei conti


Stefano Bonaccini indossa l’elmetto, chiede di scendere in trincea per Muzzarelli e striglia i compagni modenesi: «occorre evitare di guardarsi l’ombelico e dare una mano a Muzzarelli», ma dopo il ballottaggio ci sarà una resa dei conti interna: «Nei numeri un risultato c’è e dopo il ballottaggio una discussione bisognerà aprirla – avvisa Bonaccini – adesso però non è il momento delle divisioni interne, ma di fare squadra, di fare unità». Le fratture restano. «Purtroppo rispetto alle altre città emiliane non si è riusciti ad evitare una divisione nel campo del centrosinistra e del Pd. La candidatura di Adriana Querzè obiettivamente ha pesato. Non ci fosse stata, le cose sarebbero chiuse al primo turno. La stimo ma ho fatto fatica a capire una scelta che poteva solo danneggiare il centrosinistra». Infine «senza il ruolo nazionale, mi sarei candidato io», ma non gli dispiace la Regione: «Avrò un ruolo nel dopo-Errani? Penso di si».

«Nessun apparentamento»


Muzzarelli balla da solo.Le divisioni? Semplici contrasti tra Maletti e Querzè

Zero apparentamenti, al limite «incontri» ma «gli accordi vanno fatti in piazza e non sottobanco». Muzzarelli nella prima conferenza stampa post-elezioni annuncia di voler ballare da solo per il ballottaggio e mena fendenti ai Cinque Stelle: «ci sono due scelte: stare sulle nuvole o rafforzare la maggioranza che c’è già. A Parma: tradimento delle promesse». Ammette le divisioni interne ma le ridimensiona a conflitti caratteriali più che a vere e proprie questioni politiche. Chiaro riferimento ad Adriana Querzè perchè non ci può essere la categoria politica degli «offesi». Si fa notare a Muzzarelli che l’assessore della giunta Pighi (in carica fino al 9 giugno) ha parlato di candidatura non ottimale, pronta la risposta «mi ha votato alle primarie. Se andavo bene allora, perchè adesso non vado più bene? Il giorno della vittoria alle primarie è stata la prima ad abbracciarmi e dirmi andiamo avanti. Poi due giorni dopo è cambiato tutto». Motivo? «Ho letto una sua intervista che dichiarava che a Francesca Maletti avrei dato tutto». Cherchez la femme dicono i francesi. Chiaro che non c’è amore tra le due esponenti dell’amministrazione Pighi – entrambe si autocandidarono subendo le bastonate del partito – al punto che Querzè ha sostenuto Muzzarelli alle primarie in chiave anti Maletti. Succede anche questo nel partito democratico. Ma è superficiale relegare i problemi modenesi del Pd ad una lite al femminile. Tutto il corpo dem cittadino è ricoperto da cicatrici, difficili da guarire. Muzzarelli veste il camice bianco da medico: «Ricucire per ricostruire, le persone da sole non riescono a risolvere i problemi». Ma anche il voto disgiunto – in tanti hanno scelto il Pd e non Muzzarelli – dimostra che è tutto un guerreggiare interno. La Querzè poi dice di avere un «programma alternativo» e la disponibilità «a fare opposizione», anche qui il candidato al ballottaggio risponde: «Spiegatemi voi dove si trovano le differenze». La scuola? «Non vedo così tante distanze sosteniamo entrambi l’importanza del pubblico». L’inceneritore? «Ha approvato lei una delibera in giunta…». I prossimi 15 giorni? Per Bonaccini «si parte da zero», per Muzzarelli « convincere tutti i nostri a non andare al mare, ma voglio il sacco pieno. Quindi dialogheremo con tutti». Soccorso in camicia bianca di Renzi, vista la possibilità di un tour di Grillo nelle città del ballottaggio? «Ha già riempito la piazza, ha tanti impegni». Da Bologna Bonaccini è più preciso: «Non so se verrà, stiamo provando a fare l’agenda col premier in giro per l’Europa. Se Renzi girerà si limiterà a pochissimi appuntamenti e ci sono 17 capoluoghi al ballottaggio in tutta Italia. Ma girerà tutto il gruppo dirigente del Pd». Se vince Marco Bortolotti?«Noi chiederemo di applicare il nostro programma, punto per punto. E poi vedremo cosa accadrà». Non è il calumet della pace quello offerto da Muzzarelli». Non si escludono le elezioni anticipate, ma: «se ci saranno idee intelligenti le apprezzeremo e se Bortolotti vorrà diventare nostro alleato… ben venga». nGian Basilio Nieddu

Politologia di Paolo Trande: «Non c’è un caso Modena»


Relativizza lo scarto del partito nelle urne

Il 10% per cento perso in cabina elettorale, nel veloce passaggio da una scheda all’altra, dal partito dmeocratico? Succede spesso e non solo a Modena. E’ l’analisi di Paolo Trande, capogruppo in consiglio comunale, che rispetto a tanti altri commentatori (con i social network esplodono le analisi politiche) relativizza i problemi interni del Pd modenese. Leggiamo: «Il Pd lascia molti voti tra europee e comunali. Perchè? Deficit di cambiamento? altro? Boh, ma forse le cose, come capita spesso vista la materia (consenso politico-elettorale), sono un po’ più complicate». Poi un flashback sulla serata di domenica: «Come molti dinanzi ai dati delle Europee ho prima gioito e poi pensato: è fatta anche a Modena Comune con il Pd al 55,64, pur immaginando un effetto “sottrattivo” delle “civiche” magari compensato, almeno in parte, dalle 4 liste alleate. Quindi l’errore di pensare quasi in maniera matematica l’ho fatto io per primo e io per primo ho creato le condizioni logiche (mentali però) per pensare: «se non votano Pd in Città e perché c’è un problema con il Pd locale». Vedo che questa tesi sta girando molto: “se non si sono ripresi i voti delle europee e perché non si è cambiato verso” o perché ‘’il Pd di Modena è resistente al nuovo corso renziano”. Mi sono detto, voglio andare a vedere cosa è successo in alcuni altri comuni (in alcuni con candidati sicuramente “iperenziani”, scusate la brutta espressione, che hanno “cambiato verso alla grande”). E così ho fatto. Guardate com’è il confronto sul dato Pd tra Europee e Comunali». Segue lista di Comuni e la conclusione: «Il quadro qualitativo è abbastanza uniforme e appare indipendente dalla natura del sindaco (renziano o non)».

Guardatevi dall’inflazione. Con gli occhi al 2015


    Ora non lo dicono più solo i sindacati datoriali e qualche organo di stampa. Ora lo dicono persino le associazioni di utenti come Adusbef e Federconsumatori: le banche italiane hanno avuto i soldi da Francoforte e devono riaprire i rubinetti. Perché, evidentemente, i consumatori sono prima di tutto dipendenti di quelle imprese che di affidamenti ne vedono davvero pochini. I presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, hanno fatto bene i conti. «Le banche italiane, che hanno avuto 274 miliardi di euro di prestiti triennali dalla Bce al tasso dell’1%, invece di indirizzare una parte di quella enorme massa monetaria verso le attività produttive, assecondando la richiesta di credito proveniente da famiglie e pmi, preferiscono acquistare i titoli di Stato, per conseguire profitti a colpo sicuro senza il rischio d’impresa», spiega una nota. «Nei dodici mesi terminati a febbraio, le banche italiane hanno puntato decisamente sui titoli di Stato, aumentando la loro esposizione di circa 74 miliardi di euro (+24,3%), con uno stock di 378 miliardi rispetto a 304 miliardi dell’anno precedente. Crescita minore da parte delle altre istituzioni finanziarie, che hanno aumentato i loro portafogli in titoli di Stato del 15,8%, portandoli a 347 miliardi dai 300 di dodici mesi prima; ancora meno da parte di BankItalia, che a febbraio 2013 aveva Bot, Btp, Cct e Ctz per 96,891 miliardi, il 6,1% in più di un anno prima». Insomma: in un solo anno, istituti di credito e altre istituzioni finanziarie hanno portato a 822,6 miliardi di euro gli investimenti in bond pubblici. Dunque ben 127 miliardi, ricordano Lannutti e Treflietti, sono stati «sottratti alle attività produttive, dato che il mestiere delle banche non è quello di speculare con i titoli di Stato ma di raccogliere il denaro per impiegarlo con oculatezza vagliando attentamente la meritorietà del credito». E intanto le vestali della finanza, «al riparo dalla concorrenza e da doverose sanzioni per abuso di mercato, accordi di cartello e patti leonini, continuano ad approfittare indisturbate anche del basso livello dell’Euribor per i tassi variabili (stabile da marzo) ed Eurirs per i tassi fissi (in calo) per imporre spread altissimi sui mutui, saccheggiando le tasche dei consumatori». E invece, per la ripresa, ci sarebbe bisogno di più equità. E di un po’ di ossigeno alle imprese. Se lo sostengono le associazioni di consumatori, è tutto dire.

    Ormai lo chiedono tutti: «Alle imprese i soldi della Bce»


      Banche italiane: l’ultimo affondo è dei consumatori

      Cagliari, giovane padre disoccupato tenta il suicidio dandosi fuoco


        Un giovane padre senza lavoro, disperato, ha tentato di togliersi la vita dandosi fuoco. Per fortuna, è salvo. L’ennesima tragedia di chi non trova più la forza di andare avanti nelle difficoltà del momento è accaduta venerdì sera in provincia di Cagliari. Intorno alle 20, un uomo di 31 anni, sposato e padre di due bambini, è uscito nel cortile della sua casa di campagna vicino al lago Simbirizzi, a Quartu Sant’Elena, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. La moglie e i vicini l’hanno soccorso e hanno chiamato l’ambulanza. I medici del 118 sono intervenuti per tempo e sono riusciti a salvarlo. E’ ricoverato nel reparto di chirurgia dell’ospedale Brotzu di Cagliari con ustioni di secondo e terzo grado su diverse parti del corpo, ma non è in pericolo di vita. La prognosi è riservata. «Non ho un lavoro, sono disperato» sono le uniche parole che è riuscito dire, ancora cosciente, ai medici del 118. La polizia sta cercando di fare luce sui motivi che avrebbero spinto il giovane a tentare il suicidio. L’uomo, operaio, non aveva un lavoro stabile, ma tirava avanti con occupazioni occasionali e precarie, probabilmente sempre meno frequenti. Sei mesi fa le prime, gravi, difficoltà economiche e il taglio della corrente elettrica. L’uomo non riusciva più a pagare le bollette, ha chiesto aiuto ad alcuni enti, ma non avrebbe ottenuto risposta. Da qui, la disperazione e il tentativo di recuperare un poco di denaro per vie illegali, trovandosi così nei guai per piccoli reati; recentemente, il 31enne era stato anche denunciato per ricettazione. Prosegue dunque ininterrotta la serie di suicidi o tentati suicidi per ragioni economiche. Il caso precedente risale a meno di una settimana fa, a Massa Carrara, dove un uomo di 53 anni si è tolto la vita impiccandosi in un capannone industriale. Pochi giorni prima, un cassintegrato si è gettato da un ponte nel Viterbese. I protagonisti sono sempre persone con difficoltà legate al lavoro, o più spesso alla mancanza di lavoro, vera piaga sociale del Paese: imprenditori, operai, disoccupati, pensionati. Secondo i dati riportati dal quotidiano on-line Lettera 43, dal gennaio 2013 sono stati circa 30 i suicidi per ragioni finanziarie. Un triste elenco che sembra destinato a crescere, complice la crisi e un possibile, pericoloso, elemento di emulazione, che rende ancor più preoccupante la diffusione, seppur doverosa, di queste notizie.

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