Tema scottante dopo il caso del neonato abbandonato a Bologna

Le Culle per la vita sono le moderne ruote degli esposti. In provincia di Modena ce n’è una sola, a Finale Emilia, ma è inattiva a causa del sisma. A volerla fortemente è stata Antonella Diegoli, responsabile regionale del Movimento per la Vita e maestra in una scuola elementare proprio a Finale Emilia. La Culla per la vita è stata inagurata nel 2006 e da allora, sebbene non abbia mai accolto un neonato ‘indesiderato’, è stata un punto di riferimento per il diritto alla vita. Il sisma dello scorso maggio ha poi reso inagibile lo stabile (il seminario a fianco della chiesa) che l’ospitava e la Culla è stata resa inattiva. Sulla porta chiusa ora campeggia un cartello che reca le informazioni rivolte alle mamme: «Abbiamo scritto – spiega Diegoli – il numero verde per le emergenze di Sos vita (800.813.000): è molto importante che venga ‘pubblicizzato’. Anche per questo motivo ho scritto al ministro Balduzzi, ma non ho ricevuto risposta sul punto specifico. Risposte che attendiamo anche dall’assessore Lusenti, riguardo la campagna informativa da fare negli ospedali e in altri punti importanti: è necessario diffondere il messaggio recante il numero verde tradotto in più lingue possibili». Già, perché spesso sono le donne straniere ad essere in difficoltà, sia per quanto riguarda le problematiche economiche ma anche a causa della scarsa comprensione della normativa in materia. Infatti, dal 2000 la legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto «nato da donna che non consente di essere nominata». Queste garanzie dovrebbero anche rendere ‘superflue’ le Culle per la vita, eppure, nel 2013, nella civile Italia, nella ricca e agiata Bologna, ci sono ancora neonati gettati nei cassonetti della spazzatura. Un dramma che si è consumato solo pochi giorni fa, quando due uomini hanno sentito dei gemiti provenire da un cassonetto dei rifiuti. «Pensavamo fosse un cucciolo» hanno riferito i due, che poi si sono trovati di fronte ad una cruda verità: qualcuno aveva gettato un neonato nella spazzatura. Portata subito al Sant’Orsola, la piccola si trova in gravi condizioni nel reparto di terapia intensiva neonatale. Forse la madre di questo angelo (che è stata chiamata Maria Grazia) non conosceva la legge, i suoi diritti. Ma soprattutto quelli della piccola creatura che ha dato alla luce. nDaniele Franda