Il primo progetto ‘spiaggiato’ dalla giunta Pighi 1

Manca un anno alla fine dell’era Pighi, due legislature e dieci anni di governo cittadino, ed è già iniziata la contabilità sulle opere e le infrastrutture sognate, progettate ma mai realizzate. Un sentiero lastricato da incompiute – ne abbiamo dato spesso conto – o da opere completate, inaugurate e finora poco utilizzate: il riferimento è al parcheggio Novi Park. C’è chi parla di progetti faraonici non a misura della città e poi la crisi economica che ha fatto cadere come birilli questi piani. Ma nel bene o nel male la città è stata ambiziosa, come dimostra il progetto presentato nel 2003 per una metropolitana leggera. Un’infrastruttura che doveva attraversare il centro cittadino e poi collegare Modena con Carpi e Sassuolo. Il piano è rimasto sulla carta – alla metropolitana leggera o pesante hanno dovuto o voluto rinunciare anche Bologna e Parma – e il collegamento con Sassuolo è sempre affidato alle rotaie di ‘Gigetto’ che forse verrà smantellato e rottamato tra chissà quante legislature visto che l’idea dell’assessore Gabriele Giacobazzi è da inserire, discutere, vagliare, approfondire e finanziare all’interno del difficile percorso del Psc, il piano strutturale comunale. Ma vediamo in dettaglio questo ‘format’ che prese il nome di ‘Progetto Modena Metropolitana. Sistema di trasporto a guida vincolata’ e vedeva nel ‘gruppo tecnico di organizzazione’ i rappresentanti delle maggiori associazioni economiche: da Confindustria a Legacoop. L’elaborato era pronto nell’ultimo scorcio di legislatura di Giuliano Barbolini che però lo lasciò in eredità a Pighi. Alla fine non se ne fece nulla. Al posto di una mobilità incentrata sul mezzo pubblico ci ritroviamo con il «parcheggio più grande della Regione», ipse dixit l’assessore Daniele Sitta. Tra i partigiani non pentiti e anzi addolorati del progetto della metropolitana modenese c’è l’architetto Ezio Righi, faceva parte del gruppo tecnico, che rimpiange la perdita di quel sogno di mobilità urbana. «Con la prima amministrazione Pighi e con Sitta ci sono state delle modifiche che hanno portato al depotenziamento e poi all’accantonamento del progetto – spiega l’architetto – eppure era bello e pronto con il sindaco Barbolini. C’erano pure le lettere d’impegno dei finanziatori». Un gruppo non solo modenese e con dentro anche la società americana di progettazione Parsons. Ma non era un progetto troppo impegnativo per la città? «No. C’erano i finanziamenti statali per centinaia di milioni. Il problema era come coprire i costi d’esercizio – spiega Righi – visto che il trasporto pubblico di norma è in perdita». Come fare? «Con i biglietti si recuperava il 40% dei costi, poi i contributi del fondo nazionale trasporti e con la tariffazione della sosta. In pratica si offriva il servizio di trasporto pubblico come alternativa all’auto e chi utilizzava il mezzo privato pagava il parcheggio». Questo il ragionamento che poteva garantire alla città un mezzo di trasporto rapido, veloce e che in pochi minuti permetteva di attraversare la città. «Secondo la mia opinione si è voluto depotenziare il piano perchè si è preferito riservare il piano sosta – quello oggi in vigore, ndr – all’impegno per il Novi Park». Le strisce blu di oggi e per 40 anni – questo il contratto con Modena Parcheggi – devono ripagare il Novi Park, invece l’alternativa concepita nel 2003 serviva per pagare i costi di esercizio della metropolitana. In questo modo il cittadino poteva lasciare l’auto a casa e spostarsi lungo la città con il mezzo pubblico più veloce e rapido degli attuali autobus. Secondo il piano si doveva realizzare una linea A con «una galleria profonda per attraversare l’intero tessuto cittadino più centrale e servire nodi essenziali del sistema urbano: il Centro Storico in piazza Matteoti, la stazione FS e la nuova Autostazione nella sede dell’attuale scalo merci – si legge nel progetto – l’intero quadrante Nord (ex Mercato Bestiame ed ex Consorzio Agrario), oggi vicinissimo al Centro ma ancora relativamente marginale». Non era ancora di moda la green economy, ma già si parlava di «materiale rotabile ecocompatibile» e «la configurazione proposta esclude ogni possibile interferenza con il traffico di superficie». La velocità commerciale garantita era di circa 25/30 km/h grazie ad una serie di stazioni poste ad una distanza media di 500/700 metri. Un’alternativa conveniente per chi vuole lasciare a casa l’auto, ma deve viaggiare veloce. Nel 2009 arriva ‘Modena Metrofilotramvia’ cioè dei più semplici filobus che dovevano essere finanziati dallo Stato. Un progetto al ribasso, ma alla fine anche di questo si è persa la traccia. Un’altra storia (incompiuta). n Gian Basilio Nieddu