Più tifosi, ma meno tifosi. Sembra un gioco di parole, eppure è il paradosso che vivrà il Sassuolo 2013-2014 che, alla vigilia della sua prima esperienza in Serie A, ha polverizzato i suoi precedenti record in termini di abbonati ma sa bene che tanti dei nuovi tifosi affolleranno lo stadio Città del Tricolore pronti a… cambiare bandiera appena arriveranno Inter, Juventus e Milan. Già, perché è inevitabile che siano proprio tanti interisti, juventini e milanisti, o comunque tanti appassionati di calcio non necessariamente tifosi dei neroverdi, ad avere aumentato a dismisura il numero di abbonati al Sassuolo, ma quasi solamente per apprezzare i grandi nomi della nuova A, da Tevez a Higuain, passando per il rossonero Balotelli e il vecchio nerazzurro Zanetti gente che, sinora, al massimo i tifosi neroverdi avevano visto in tv o in amichevole. Del resto, che così fosse era scontato: i circa 1500 abbonati della scorsa stagione, per il Sassuolo, rappresentavano già un record ed erano sostanzialmente l’esatta dimensione del tifo neroverde, anche forse un po’ gonfiata dalla moda: quelli che ci vanno per fede, insomma, possono essere considerati un migliaio circa. E così, in questa stagione, il Sassuolo spesso vivrà il paradosso di vedere i suoi abbonati (meglio: alcuni di essi) stare dall’altra parte della barricata in determinate circostanze. Tifosi sì, ma non esattamente della squadra di casa: è prevedibile anche oggi, del resto, immaginare che, quando arriverà a Reggio la Juventus, in caso di rete bianconera esulterà la stragrande maggioranza dei tifosi presenti. Accade anche a Parma, così come accadeva quando in A c’era il Modena, per dire, ma in proporzioni un po’ meno evidenti di quanto non sarà per il Sassuolo. Sotto diversi aspetti, è una situazione che ricalca quella del primo Chievo in Serie A, quello che nella stagione abbe 4732 abbonati, un record assoluto allora per una società che, storicamente, aveva ben poco seguito popolare. Un po’ come il Sassuolo, appunto, ma diversamente di tante altre realtà più seguite. In questo senso, il paragone con il Modena rende bene l’idea: al loro primo anno di Serie A dopo decenni di anonimato, nella stagione 2002-03 i gialli videro staccare 12762 tessere, facendo di fatto il pieno di abbonati. Una situazione figlia, ovviamente, dell’entusiasmo che si era venuto a creare in città e che, inevitabilmente, aveva visto sottoscrivere la tessere anche a tifosi più tiepidi, che magari – appunto come nel caso del Sassuolo – l’abbonamento l’avevano fatto per gustarsi, all’epoca, le gesta dei vari Del Piero, Trezeguet, Rui Costa, Inzaghi, Totti o Vieri, che dei gialloblù erano avversari. Quelli che abbiamo chiamato ‘doppiofedisti’, insomma, perché ce n’erano anche fra i tifosi del Modena. Prova ne sia che, nell’anno del ritorno in B (2004-05), gli abbonati furono 5471. Lo zoccolo di fedeli, insomma, quello era, e non i 12 mila di allora. Una sorta di bacino reale, ben superiore ai 2-3 mila tifosi che hanno fatto l’abbonamento nelle ultime stagioni dove, complici anche la crisi – che si fa sentire sulle finanze delle famiglie – e i risultati poco incoraggianti, i numeri sono calati anche al di sotto di quanto il club avrebbe eritato. Allo stesso modo, confrontando i dati neroverdi e rapportandoli ai numeri di abitanti e alla storia del club, non si va lontani dalla realtà se si afferma che il Sassuolo può contare sostanzialmente su un migliaio di tifosi che possono essere definiti fedeli, un trend che è aumentato negli ultimi anni con i buoni risultati dell’era Squinzi e il consolidarsi della società a livelli sempre più alti. Al di là delle mode, insomma, il bacino reale d’utenza del Sassuolo quello è, parlando di tifosi veri. E, proprio per questo, ecco che gli oltre 5 mila abbonati attuali sono un paradosso. (re.sp.)