La proposta dei 5 Stelle per uscire dallo stallo
SERRAMAZZONI – E con un tema scottante come quello dellasilo di Riccò che i 5 Stelle di Serra aprono la loro campagna elettorale a sostegno della candidatura della prof Francesca Marzani. Il gruppo ha emesso una nota molto articolata in merito in cui analizza il problema e lancia la sua via duscita: «La Fondazione Paride Colfi doni la struttura alla collettività». «Il cantiere dellasilo di Riccò – scrivono i 5 Stelle – è salito agli onori della cronaca per scelte sbagliate e poco trasparenti attuate dalla precedente amministrazione. Non possiamo conoscere nel dettaglio gli atti relativi allinchiesta in corso, né il progetto delledificio, né gli accordi che il Comune ha preso con la Fondazione privata che ha condotto loperazione. Tuttavia vogliamo esprimere chiaramente la nostra posizione». La base di partenza è chiara: fare il possibile per salvare una struttura di pubblica utilità. «Analizzando landamento demografico della nostra popolazione, ricordiamo che a Serra vi sono stati fino a 90 nati allanno, riteniamo che una struttura di questo tipo (con tre sezioni di infanzia più una di nido), possa incontrare la soddisfazione delle esigenze dei genitori, anche se purtroppo negli ultimi anni si è registrato un netto calo delle nascite. Ci teniamo a precisare che molti componenti della nostra lista sono anche genitori di bambini che, a settembre 2013, sarebbero dovuti entrare in questa nuova scuola e tutti quanti vorremmo che potesse aprire. Prima di pensare allutilizzo della struttura con le finalità per cui è stata progettata e costruita (ospitare i nostri bambini in un ambiente sicuro, accogliente e confortevole), sarà necessario, stante la contestata illegittimità del titolo abilitativo, accertare se è possibile recuperare la legittimità dellintervento, sia dal punto di vista strutturale, sia dal punto di vista urbanistico e non ultimo dal punto di vista economico; infatti deve essere molto chiaro linteresse pubblico del Comune». Quindi i tre punti chiave, a partire dalla sicurezza: «Dal punto di vista strutturale e geotecnico, la possibilità di costruire sulle frane quiescenti è affidata alle competenze dei geologi e degli ingegneri che devono studiare le soluzioni da approntare, al fine di rispettare le norme tecniche delle costruzioni. Peraltro, lopera in oggetto deve ancora ottenere il collaudo statico. Se questo collaudo non potrà essere ottenuto, crediamo si dovranno eseguire ulteriori indagini (anche geologiche), e di conseguenza riprogettare e mettere in opera tutti gli interventi necessari a rendere sicura lopera già costruita». Poi il fronte cimitero: «Purtroppo la frazione di Riccò si troverà a dover scegliere: se vuole salvare la scuola, come auspichiamo, il cimitero di Riccò non si potrà più ampliare». Infine il nodo economico: «Si parla di una rata di affitto assai elevata, pari a circa 50mila euro allanno per 27 anni, a fronte di una mancata acquisizione della scuola da parte del Comune al termine del periodo. Tra 27 anni – sottolineano – il Comune si troverebbe ancora senza un asilo, dovendo decidere se pagare nuovamente un affitto alla stessa Fondazione privata o se accendere un mutuo per costruire una nuova struttura. Dallanalisi di questo quadro, assolutamente non è chiaro dove sia linteresse pubblico per il Comune». Quindi la proposta: «Se lobiettivo principale della Fondazione privata è dare una scuola ai bambini per settembre 2013 ed utilizzare la struttura con la finalità per cui è stata progettata e costruita, la migliore soluzione che riusciamo ad immaginare per uscire da questo vicolo cieco in tempi rapidi è dimostrare che ci sia esclusivamente interesse pubblico, quindi la Fondazione dovrebbe donare la struttura al Comune. Se invece lobiettivo principale della Fondazione fosse soltanto quello di acquisire le rate degli affitti concordate, immaginiamo che si entrerà in un lungo percorso ad ostacoli fatto di ricorsi e controricorsi». Di qui la richiesta a Don Franco «di adoperarsi affinché il Cda della Fondazione possa compiere un gesto di grande generosità nei confronti della comunità ferita».