Cna commenta la decisione del nuovo Prefetto

«Accolgo con soddisfazione la notizia che il Prefetto ha deciso di incrementare il personale al lavoro sulle pratiche della white list, ma tanto rimane ancora da fare, a partire da una maggiore chiarezza in merito ai settori di competenza». Leone Monticelli, responsabile di Cna Costruzioni, non nasconde la propria preoccupazione nel commentare la (pur buona) notizia annunciata dalla Prefettura. Ieri, con un’apposita ordinanza, il prefetto Michele di Bari ha assegnato personale interno alla Prefettura agli uffici Antimafia «destinando numerose unità di personale a sostegno di quello già in forza a questo settore» e «adottando nuove misure organizzative a garanzia della funzionalità dei restanti uffici». Insomma, sicuramente una buona cosa, visto che sui tavoli della Prefettura sono ferme circa tremila richieste di iscrizione. Un numero enorme, che la dice lunga su quanto la ricostruzione post-sisma, in tempi di crisi, costituisca un’occasione ghiotta per tanti operatori del mercato. E questo non può far altro che attirare l’interesse della criminalità organizzata: «La white list è sicuramente uno strumento necessario e nato con i migliori intenti – precisa Monticelli -, ma sicuramente bisogna farlo funzionare al meglio. Mi fa piacere che la Prefettura si sia resa conto che servono nuove risorse: speriamo che vengano cosi risolti i problemi che affliggono le imprese. Mi riferisco ai tempi: non è possibile che un’azienda debba aspettare dei mesi solo per vedersi iscritta nell’elenco di chi ha fatto richiesta di accesso. La legge dice che basta fare istanza di accesso per lavorare, è vero, ma in pratica queste aziende sono fuori dal mercato, lavorano solo le prime cento che hanno ottenuto l’iscrizione. Quale committente, infatti, andrebbe a rischiare affidando i lavori ad un’impresa che non ha ancora ottenuto l’iscrizione? E’ chiaro che si preferisce scegliere chi ha già ricevuto la certificazione antimafia. Esiste poi un altro problema: sono convinto che circa un terzo di queste domande ancora inevase sono domande che non andavano nemmeno presentate perché le imprese non ricadono nei settori di competenza della white list. E’ per questo che parlo di confusione: non sapendo se serve o meno, per non sbagliare, anche il falegname o l’artigiano presenta la domanda di iscrizione, intasando così i già oberati uffici. E poi, paradossalmente, uno dei settori più a rischio di infiltrazioni mafiose come quello delle costruzioni, che io rappresento, non ricade negli ambiti di competenza della white list. Un’incogruenza che ho segnalato, ma che non è stata colta». Ma non c’è solo la ricostruzione post-sisma: il recente ‘Decreto del Fare’ ha infatti istituito, sull’intero territorio nazionale, un ‘elenco di merito’ delle imprese considerate estranee a pratiche o tentativi di infiltrazione malavitosa, da utilizzare per l’affidamento dei lavori pubblici o per lavori privati soggetti a contributo pubblico. E la mole di lavoro aumenta. Per questo è decisivo l’intervento del prefetto Michele Di Bari, che ha rafforzato l’organico. Una richiesta da tempo avanzata da sindacati e associazioni di categoria: «Era decisivo l’impegno, sollecitato in ogni sede dalla Cgil, poi sancito per decreto – ha affermato nei giorni scorsi Franco Zavatti, coordinatore legalità e sicurezza della Cgil regionale -, ad assicurare un adeguato ed urgente rafforzamento degli organici di personale, oltre che la dotazione tecnico-informatica, al fine di smaltire celermente le necessarie istruttorie della lunga lista d’attesa delle imprese richiedenti i lavori. Se è vero che, ad oggi, sono oltre 2.300 le ditte interessate, è assolutamente necessario dare corso effettivo alle assunzioni decise per decreto». (da.fra.)