Oggi il testo in Cdm. Atteso un incasso di 4 miliardi

Il governo privatizzerà le Poste Italiane e metterà il 40% delle quote sul mercato. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia Saccomanni, a margine del World Economic Forum in corso a Davos. «Domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che fa iniziare il processo di privatizzazione previsto – ha detto Saccomanni -. Per le Poste si comincia con il 40% poi vediamo». Dalla vendita di queste quote l’Esecutivo intende incassare circa quattro miliardi di euro. Ma il piatto delle privatizzazioni è ben più succoso: le casse statali si aspettano un gettito di almeno dodici miliardi di euro. Proprio di privatizzazioni quindi discuteranno oggi i ministri durante il consiglio presieduto dal premier Letta. Si tratta della messa in vendita di quote in società partecipate dallo Stato italiano per fare cassa e recuperare così liquidità che dia ossigeno a un Paese in affanno ormai da sette anni. Nelle intenzioni dell’Esecutivo c’è la quotazione di Poste Italiane già entrola fine di quest’anno. Nei giorni scorsi il vice ministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, aveva indicato infatti in 5-6 mesi il tempo necessario per definire i dettagli della privatizzazione e procedere al collocamento sul mercato della quota di Poste. L’avvertimento è però «di non fare uno spezzatino», ha spiegato il vice ministro. Le intenzioni del governo sono quindi quelle di non cedere ai privati il totale controllo di Poste, ma di mantenere la maggioranza del capitale saldamente nelle mani del Paese. Con il collocamento di Poste Italiane sul mercato, attualmente al 100% di proprietà dello Stato, il governo vuole replicare il modello di altre privatizzazioni dei servizi postali. Recentemente la Gran Bretagna ha ceduto una quota del 33% della Royal Mail, la loro azienda postale, facendo incassare allo Stato la ragguardevole cifra di tre milioni di sterline. Stesso discorso per la Deutsche Post, le poste tedesche, che ben 14 anni fa si lanciarono nella stessa operazione, cedendo man mano sempre più quote al mercato e mantenendo in mano allo Stato solo il 21% della società. Questa serie di operazioni finanziarie ha permesso al governo tedesco di introitare complessivamente oltre 31 miliardi di euro. Ma torniamo agli affari di casa nostra. L’operazione italiana dovrebbe strutturarsi come un’Offerta pubblica di vendita (Opv) rivolta per il 50-60% a investitori istituzionali, una fetta fino al 5% delle azioni in collocamento riservata ai dipendenti e la restante parte al pubblico retail. Spiazzati i sindacati. «Rimaniamo perplessi dal fatto che il via libera alla privatizzazione di una quota del 40% di Poste possa essere deciso senza un preventivo confronto con le parti sociali» ha detto il segretario nazionale dell’Ugl Comunicazioni, Salvatore Muscarella, commentando le dichiarazioni del ministro Saccomanni. Ed ha aggiunto: «Non si comprende come mai, in un processo così importante, si proceda senza ascoltare chi rappresenta i lavoratori. Ormai riteniamo necessaria la convocazione di un tavolo di confronto nel più breve tempo possibile per avere chiarimenti sul percorso che si intende portare avanti».