L’offerta di Squinzi supera di 25mila euro quella della Reggiana: la spunta il Sassuolo

Il contropiede lanciato all’ultimo minuto dal patron Giorgio Squinzi è andato a segno: la partita è vinta, lo stadio di Reggio Emilia passa nelle mani della Mapei e, dunque, del Sassuolo Calcio. Lo ha sancito l’asta andata in scena ieri mattina nel tribunale d’Oltresecchia: la multinazionale di materiali per l’edilizia, che controlla il 95% del club neroverde, si è aggiudicata la proprietà dell’impianto mettendo sul piatto 3 milioni e 750mila euro, superando di 25mila euro l’ultimo rialzo presentato dalla Football Properties, la società immobiliare costituita ad hoc dalla squadra locale, la Reggiana, per tornare in possesso dello stadio perso con il fallimento del 2005. Una beffa, per il club granata, che nell’operazione era stato appoggiato (non senza suscitare qualche polemica) persino dal Comune cittadino e che sembrava ad un passo dal centrare l’obiettivo. L’offerta della Mapei, arrivata in extremis lo scorso martedì, aveva sorpreso tutti. «Mi creda, siamo stati indecisi fino all’ultimo – racconta Carlo Pecchi, direttore amministrativo del gruppo -. Abbiamo sciolto le riserve solo lunedì. Del resto, si tratta di un investimento esterno al nostro core business». Tecnicamente, l’aggiudicazione è solo provvisoria: entro dieci giorni, infatti, chi ne sia interessato potrà proporre un nuovo rialzo, almeno del 10% in più rispetto al valore base d’asta (che era fissato a quota 3,6 milioni di euro). Ma gli stessi protagonisti danno per conclusa l’operazione. E a Reggio già infuria la polemica tra i tifosi: nel mirino la dirigenza granata che li aveva illusi e il Comune che aveva alimentato le speranze. Dal municipio cittadino, tuttavia, arriva un commento soddisfatto all’esito della gara: «L’investimento su Reggio di un grande gruppo imprenditoriale – si legge in una nota – è una buona notizia per il calcio, per i tifosi, per l’amministrazione e per la nostra città». L’amministrazione ricorda, poi, il vantaggio economico del passaggio di proprietà per le casse comunali: nella procedura fallimentare che ha portato all’asta, infatti, l’ente vanta un credito di 650mila euro (per una decina di anni di Ici e Imu non pagate) e, con gli introiti della vendita, la pendenza potrà essere saldata. In riva al Secchia, addirittura, c’è chi sospetta che la partecipazione del Comune nella società immobiliare creata dalla Reggiana avesse non tanto l’obiettivo di favorire il club granata, bensì quello di evitare che l’asta andasse deserta, con conseguente ribasso (e rischio di mancata soddisfazione del credito). In ogni modo, peraltro, in base ad una convenzione cinquantennale che grava sull’impianto, nel 2052 la proprietà passerà al Comune. Dalla Mapei, intanto, annunciano un rafforzamento della collaborazione con la Reggiana «secondo logiche di sviluppo e di investimento che verranno a breve condivise tra le due società». «Tra noi c’è un ottimo rapporto, non li manderemo mai via», rimarca Pecchi riferendosi al club granata. Nell’impianto reggiano – già ribattezzato Mapei Stadium -, il Sassuolo gioca attualmente le sue gare interne a titolo di affittuario-gestore, pagando alla società d’Oltresecchia (che, a sua volta, aveva siglato una convenzione con il tribunale) un corrispettivo annuale da 850mila euro. Ed è «ancora tutto da vedere», spiega sempre Pecchi, che ne sarà ora di questo accordo. Certo è, aggiunge il dirigente della Mapei, che l’operazione andata in porto ieri è stata semplicemente «fine a se stessa»: Squinzi, insomma, non punterebbe a sfruttare la proprietà dello stadio per scopi commerciali e rimpolpare le casse societarie (ad ostacolarlo, va detto, è anche il vicino centro commerciale I Petali). «Lo stadio è fatto per giocare a calcio», tagliano corto dalla Mapei. nEnrico Mingori