Fabio Filippi ha presentato una interpellanza per chiedere lumi

Non si placa la bufera sulla Consulta degli emiliano-romagnoli nei mondo, dopo l’apertura di un’inchiesta (con tre indagati per truffa aggravata) da parte della Procura di Bologna. Di un «poltronificio» parla in una nota anche Forza Italia con il consigliere regionale Fabio Filippi, che definisce la Consulta «un organo nato ad hoc per garantire un ‘futuro’ ai poveri consiglieri regionali di maggioranza trombati e ai quadri del partito». Anche per Filippi non regge la difesa della giunta Errani che ritiene la Regione parte lesa («Chi ha deciso a chi sarebbero stati concessi i finanziamenti? Chi ha scelto i partner con cui collaborare? Temo che le responsabilità vadano ripartite tra più soggetti, compresa, ovviamente, la Regione»). Peraltro «non ci risulta che in questi anni l’apporto della Consulta relativamente allo sviluppo socio-economico della nostra regione oltre i confini nazionali sia stato particolarmente proficuo». L’organo «se deve funzionare come un poltronificio meglio sopprimerlo, non possiamo più tollerare questi sprechi». In una interpellanza presentata in viale Aldo Moro, Filippi chiede alla giunta, tra le altre cose, anche «l’elenco dettagliato delle voci in uscita e in entrata del consuntivo 2013 della Consulta degli emiliano-romagnoli all’estero». Sul fronte del centrosinistra, è l’Idv a insistere per l’abolizione della Consulta. Emanuele Magnani, segretario dipetrista a Reggio, parla di un «ente inutile e costoso». Nell’epoca della comunicazione digitale e delle chiamate Skype- scrive – Magnani – siamo ancora «a finanziare costose missioni estere le quali dovrebbero apportare (mi piacerebbe sapere quali) vantaggi al nostro territorio. Senza contare le ultime vicende riguardanti i finanziamenti discutibili all’Istituto Santi». Il dipietrista propone di «abolire la Consulta e aprire dei bandi di gara, con tutti i fondi risparmiati, al fine di incentivare la crescita e lo sviluppo delle imprese Start-up sul territorio regionale, al fine di creare posti di lavoro e solide realtà che investano sul futuro. Passiamo a fatti concreti, il tempo dello ‘sperpero’ deve finire».