La vittima è l’inglese Tim Hetherington. Altri tre sono feriti

Misurata è allo stremo e torna a invocare l’invio di truppe di terra internazionali per ragioni umanitarie. Ieri nella città assediata dalle forze di Gheddafi le cannonata hanno colpito anche reporter stranieri, uno dei quali, il britannico Tim Hetherington, è morto, mentre c’è incertezza sulla sorte di un altro, un americano ferito in modo grave. Feriti anche altri due o tre, a seconda delle fonti. «Se non arrivano» truppe di terra straniere «moriremo», ha detto uno dei leader degli insorti di Misurata, Nuri Abdallah Abdullati, che attraverso il Consiglio transitorio libico di Bengasi ha lanciato la sua disperata richiesta d’aiuto, soprattutto a Francia e Gran Bretagna. «Finora non abbiamo accettato soldati stranieri nel nostro paese ma ormai, con i crimini perpetrati da Gheddafi, chiediamo sulla base di principi umanitari e islamici che qualcuno venga a far cessare la carneficina», ha affermato. Da Bengasi, è arrivato anche una sorta di imprimatur da parte del Cnt, il Consiglio nazionale di transizione. Un portavoce, Hafiz Ghoga, ha detto che se per proteggere i civili sarà necessaria la presenza di truppe di terra straniere «allora noi non avremmo nulla in contrario». Di «crimini internazionali» ha parlato anche l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che ha condannato il presunto uso di bombe a grappolo su Misurata da parte del regime. I reporter stranieri sono stati raggiunti da un colpo di mortaio nella Tripoli Street, epicentro dei combattimenti fra governativi e insorti, secondo media statunitensi e britannici. La vittima accertata, il fotografo e documentarista britannico Tim Hetherington, 41 anni, era stato nominato all’Oscar per un suo documentario sull’Afghanistan. Hetherington, nato a Liverpool, era molto conosciuto nell’ambiente. Il film racconta un anno di vita di un plotone dell’esercito Usa in Afghanistan. I militari americani erano incaricati di difendere una collina intitolata ad un medico militare americano, Juan Restrepo, ucciso in battaglia. «I ribelli ora controllano il 50% della strada. L’altro 50% è controllato dai soldati e dai cecchini di Gheddafi», ha detto un portavoce dei ribelli che si è presentato come Reda. L’area vicina al porto, che è sotto il controllo degli insorti, per ora «è calma e le navi riescono ad attraccare», ha dichiarato ancora Reda. Tanto che ieri «è arrivata una nave turca con aiuti umanitari e due navi del Qatar hanno evacuato circa 1500 africani», ha aggiunto riferendosi ai lavoratori stranieri che da settimane cercano di fuggire da Misurata. Una delle due navi ne ha trasferiti circa 800 a Tobruk, nell’est della Cirenaica, a solo un centinaio di chilometri dal confine egiziano. Sarebbero già oltre mille i morti dall’inizio della rivolta, sulle complessive 10.000 vittime e oltre 50.000 feriti in tutto il Paese denunciati dalle fonti ospedaliere e sottolineate con forza dal Consiglio transitorio libico, mentre secondo l’Unicef sarebbero decine di migliaia i bambini intrappolati in città.