Il settore dei carburanti, in Italia, è in crisi, nonostante i prezzi che mettono in ginocchio milioni di automobilisti (vedere articolo a lato)? A sentire le ultime notizie, sembra proprio di sì. In una nota ufficiale diramata ieri, e subito ripresa dallagenzia Reuters, il colosso anglo-olandese Shell valuta di vendere una parte delle attività italiane, in particolare tutti i distributori posseduti nel Belpaese, che sono circa 870. Lintento del gruppo estero, da più di tre lustri legato da una partnership alla gestione sportiva della Ferrari, è quello di tagliare sul downstream, ossia le attività a valle della filiera del petrolio: dalla raffinazione alla commercializzazione dei prodotti successivamente ottenuti. In sostanza, tali servizi saranno mantenuti solo nei Paesi in cui offrono numeri di bilancio competitivi. E se recentemente sono state cedute delle raffinerie in Germania e nel Regno Unito, ora tocca evidentemente allItalia, dove Shell intende uscire anche dal settore dei rifornimenti per laviazione e da quello cosiddetto «supply e distribuzione». Il gruppo, al contrario, ha ribadito il proprio impegno lungo la penisola nellupstream del gas, in sostanza nellesplorazione ed estrazione di metano; nellenergia elettrica; nella vendita di lubrificanti al di fuori delle stazioni di servizio; e, infine, nella fornitura di carburanti al settore marittimo. Ma le novità di ieri non riguardano soltanto Shell. Sempre relativamente al territorio italiano, infatti, Q8 avrebbe deciso di mettere in mobilità 55 dipendenti. Le anomalìe del sistema dei distributori di carburante, insomma, dopo i consumatori colpiscono i lavoratori.
