Luigi Preiti ha motivato la sparatoria davanti a Palazzo Chigi in una registrazione audio andata ieri in onda in esclusiva sul Gr Rai. Lo scorso 28 aprile, davanti a Palazzo Chigi, il disoccupato calabrese sparò all’impazzata contro due carabinieri di guardia davanti al Palazzo, nel giorno del giuramento del governo. «Volevo fare qualcosa di eclatante contro i politici – si sente nella registrazione -. So che c’è il giuramento del governo oggi… volevo colpire due o tre politici, non lo so… poi uccidermi». A parlare, poche ore dopo gli spari davanti al Palazzo è lui, l’attentatore che ha quasi ucciso il brigadiere Giuseppe Giangrande. «Ho visto che non c’era nessuno di loro – ha raccontato Preiti riferendosi ai politici – e allora ho sparato contro la prima divisa che ho visto, ho sparato alla cieca. Non li ho scelti, non ce l’ho con i carabinieri, mi dispiace parecchio per quelle due persone». E poi: «Sono stato costretto ad andare a vivere con i miei genitori a 50 anni, perchè mi sono separato dalla moglie e per tanti altri motivi, non lavoro. E questi mangiano dalla mattina alla sera e fanno quello che vogliono», ha concluso. E’ un cammino lento e non esente da ostacoli, ma il carabiniere Giuseppe Giangrande vede la luce in fondo al tunnel. Le condizioni del carabiniere pratese, il più grave dei due militari feriti e ancora ricoverato, sembrano lentamente migliorare e l’inchiesta si sta avviando verso la conclusione. E’ passato poco più di un mese da quel giorno maledetto. Oggi il brigadiere Giangrande è ricoverato a Montecatone, sulle colline imolesi, al reparto di terapia subintensiva di un istituto di riabilitazione famoso in Italia e anche all’estero. Mangia con appetito, anche se sempre con l’aiuto di qualcuno, parla, vede la tivù, passa notti relativamente tranquille pensando a quello che gli è capitato.