Per la difesa non ci fu nessuna premeditazione. Su questa punto si è concentrata l’udienza decisiva del processo a carico di Uber Capucci, accusato di aver ucciso la madre Anna Malmusi e il fratello Emore due anni fa a Vignola. La Procura sostiene che si sia trattato di un duplice omicidio premeditato, frutto di una sequenza di violenza domestica, e per questo ha chiesto l’ergastolo. La difesa, guidata dall’avvocato Fabio Bazzani, sostiene invece una versione opposta: la madre sarebbe morta prima della lite con il fratello e l’imputato avrebbe agito d’impulso, senza alcun piano. In aula è stata ascoltata anche una vicina di casa che però non avrebbe aggiunto elementi decisivi. Il Pubblico Ministero ha ribadito la propria ricostruzione, mentre i legali dell’imputato hanno evidenziato alcune lacune nelle prove, sostenendo che non esistono riscontri oggettivi sulla premeditazione. È stato ricordato inoltre che la terapia psichiatrica di Emore risultava sottodosata, un aspetto che, secondo la difesa, potrebbe aver influito sul suo comportamento quel giorno. Resta aperto anche il nodo sulla morte della madre: per il consulente della Procura i segni sul corpo indicherebbero un’asfissia, mentre per la consulente della difesa potrebbero essere compatibili con un decesso naturale. Queste diverse interpretazioni mantengono il quadro incerto. Il processo proseguirà il 19 gennaio con le ultime repliche della difesa, dopo le quali la Corte potrà emettere la sentenza.