Asfissia meccanica. Questa la causa della morte di Daniela Coman, la 48enne residente a Sassuolo, il cui corpo è stato ritrovato lo scorso giovedì a Prato di Correggio, nell’appartamento del suo ex compagno Peter Pancaldi, che ha poi confessato di averla uccisa. È quanto emerge dall’autopsia eseguita al Policlinico di Modena dagli specialisti di medicina legale. Il Tribunale ha nominato Erjon Radeshi, che ha 90 giorni per il deposito della relazione. Durante l’esame autoptico, sono stati eseguiti anche prelievi per esami tossicologici, radiologici e biologici. Intanto, proseguono gli accertamenti dei Carabinieri per fare piena luce sulle circostanze dietro la morte violenta. Sequestrati i cellulari della vittima e dell’indagato. Secondo una prima ricostruzione, Pancaldi, avrebbe attirato l’ex compagna con l’inganno nella casa dove convivevano, per poi soffocarla tappandole naso e bocca con le mani. Un racconto che sembra combaciare con la causa di morte emersa dall’autopsia. Per Pancaldi, il Giudice ha convalidato il fermo disponendo la custodia cautelare in carcere, pur non ravvisando al momento gravi indizi per le aggravanti di premeditazione, relazione affettiva e stalking. Nell’udienza, Pancaldi si è avvalso della facoltà di non rispondere.

DANIELA COMAN, SECONDO L’AUTOPSIA MORTA PER ASFISSIA MECCANICA
Femminicidio Daniela Coman. Secondo i risultati dell’autopsia, la 48enne di Sassuolo è morta per asfissia meccanica. Sequestrati i telefoni della vittima e di Peter Pancaldi, reo confesso del delitto.