Nel video l’intervista a Alberto Caldana, Presidente Porta Aperta
C’è chi scavalca il muro di recinzione aiutato da sedie, chi resta nascosto fino alla chiusura, chi approfitta di un cancello non chiuso bene: modi diversi per cercare un posto dove dormire quando la città si spegne. È il cimitero monumentale di San Cataldo, diventato di notte un riparo di fortuna per senzatetto. Nonostante l’intervento di pulizia seguito alle segnalazioni di alcuni visitatori, nella parte più antica del complesso i segni dei bivacchi restano evidenti: coperte, bottiglie di alcolici vuote, pezzi di cibo, indumenti lasciati nei sotterranei e negli angoli più bui. Il volto di un’emergenza sociale che si aggrava, con l’arrivo del freddo. Di giorno, degli occupanti abusivi più nessuna traccia. Ma resta il nodo principale: persone senza un luogo dove vivere. A garantire un minimo di sostegno ci sono i volontari delle unità di strada che distribuiscono cibo, bevande calde, coperte a chi non riesce a trovare posto nelle strutture di accoglienza. Posti che, paradossalmente, aumentano proprio perché cresce l’emergenza.







































