Da un lato ci sono i ristoratori, sostenuti da alcuni governatori regionali e vittime di una crisi che solo nel 2020 ha bruciato quasi 38 milioni di euro nel comparto; dall’altro i dubbi espressi più volte dal Comitato Tecnico Scientifico, che ha ribadito come la decisione sia solo della politica. E’ un vero e proprio braccio di ferro quello in atto per la riapertura serale fino alle ore 22 in zona gialla degli esercizi di ristorazione, una decisione che ad esempio a Modena alcuni esercenti, come la catena Regina Margherita, hanno già preso in autonomia da domenica scorsa, nemmeno scoraggiati dalle multe ricevute in questa settimana. Il pressing delle Regioni, soprattutto Lombardia, Emilia Romagna e Liguria parte dal parere positivo espresso da parte del Cts, che in un documento sottolinea come nei ristoranti si possa garantire la sicurezza dei posti a sedere evitando il consumo al banco, obbligando a indossare le mascherine nei luoghi di passaggio e garantendo il distanziamento di almeno un metro tra i tavoli, dove possono sedere al massimo 4 persone non conviventi. Un’interpretazione che però ha fatto storcere il naso al ministro della Salute Speranza, che ha chiesto al Cts di specificare come per ora nulla cambi nella gestione delle aperture. Un confronto serrato destinato a proseguire nei prossimi giorni, accompagnato da varie voci. Quella di Coldiretti ribadisce come la chiusura alle 22 salverebbe l’80 per cento del fatturato della gran parte dei ristoranti. E un’importante apertura di credito arriva dal viceministro della Salute Sileri secondo cui “i ristoranti possono essere riaperti, in zona gialla, in sicurezza e con controlli rigidi fino alle 22. Ma ora la palla ritorna al Governo.