I negoziati sono ancora in corso anche se, a quanto pare, ormai è certo che dal 1° agosto i dazi annunciati da Donald Trump sui prodotti europei saliranno al 30%. L’incertezza legata all’evoluzione della situazione ha, tuttavia, già avuto un impatto negativo sull’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Coldiretti, a maggio la crescita si è praticamente fermata, attestandosi su un modesto 0,4%, dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni hanno toccato un valore medio dell’11%. I settori più colpiti sono proprio quelli che tradizionalmente trainano le esportazioni e l’agroalimentare è tra questi. Calate le esportazioni in valore per alcuni dei prodotti simbolo, dall’olio extravergine d’oliva (-17%) ai formaggi (-4%) fino al pomodoro trasformato (-17%). In Emilia-Romagna il dazio al 30% porterebbe le tariffe aggiuntive per i formaggi, Parmigiano Reggiano compreso, al 45% e al 35% per i vini, incluso il Lambrusco. L’analisi di Coldiretti descrive il 2025 come un anno altalenante. Attualmente i dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei sono già rilevanti: 25% per i formaggi, 22% per marmellate e confetture, circa 15% per i vini. Questa instabilità sta penalizzando fortemente anche le imprese dell’Emilia-Romagna. Secondo le stime di Confindustria, il timore di un inasprimento delle tariffe sta frenando gli investimenti imprenditoriali, che si prevede caleranno di quasi il 2% rispetto all’anno precedente.

AGROALIMENTARE, L’INCERTEZZA DEI DAZI FRENA IL “MADE IN ITALY”
L’incertezza legata ai dazi annunciati da Trump ha già portato a una contrazione dell’export agroalimentare italiano verso gli USA, crollato a maggio dal +11% al +0,4%. Colpiti vino, olio, formaggi e conserve.