Per i giudici fu tortura. Al termine di un delicato processo su un caso che fece molto scalpore, la decisione in primo grado è stata presa: due agenti di polizia locale di Sassuolo sono stati condannati a quattro anni per aver torturato un 41enne marocchino portato al pronto soccorso affetto da una grave crisi ipoglicemica. Assolti invece gli altri due, difesi dagli avvocati Barbara Tassi e Vittorio Manes, che plaudono alla sentenza, ribadendo che i due giovani agenti si erano limitati “a fare il loro dovere, in modo corretto e senza mai eccedere rispetto ai limiti previsti dalla legge”. Proprio i confini tra la legittimità e l’abuso di potere sono stati al centro del dibattimento. I giudici hanno ravveduto il reato di tortura e di falso ideologico da parte dei due assistenti, che secondo la ricostruzione della Procura avevano tenuto comportamenti aggressivi nei confronti del 41enne, tanto da arrivare a incastrargli le braccia nella barella, percuoterlo, fino a saltargli sul bacino con i piedi. Per il legale che difende uno dei due agenti, Giovanni Tarquini, la sentenza “lascia sbigottiti rispetto alla qualificazione giuridica. I fatti emersi nel processo, secondo l’avvocato, non hanno nulla a che fare con il reato di tortura”. Il legale afferma che leggerà le motivazioni e farà appello. Arriva il plauso invece dalla parte civile, Caterina Arcuri, per la quale si è trattata di una decisione “equilibrata e coraggiosa, che ha saputo dare ascolto alle prove emerse in aula e fiducia alle testimonianze”.

AGENTI CONDANNATI, ATTESE LE MOTIVAZIONI. LA DIFESA FARA’ APPELLO
Soddisfazione dei legali della parte civile per le condanne a due dei quattro agenti di Sassuolo a processo per tortura. La difesa attende invece le motivazioni dei giudici per fare appello.