La scure del COVID-19 si è abbattuta anche sul primo prodotto agroalimentare made in Italy per quota di esportazioni: l’aceto balsamico. Essendo un bene alimentare le aziende in queste settimane hanno potuto continuare ad operare e le vendite della distribuzione rimaste costanti hanno sostenuto l’andamento generale del settore. I problemi sono però arrivati dal blocco totale che ha subito in tutto il mondo il consumo fuori casa. Un gruppo di aziende, spiega il Direttore del Consorzio Federico Desimoni, hanno visto il proprio business azzerato e circa la metà nel primo quadrimestre 2020 ha affrontato un andamento negativo rispetto a quello dell’anno precedente. Per gestire la ripresa sono state avanzate richieste ad istituzioni nazionali, regionali e provinciali perché vengano quanto prima predisposti strumenti economici e finanziari a sostengo del settore e specificamente delle aziende che versano in stato di crisi. Inoltre il presidente del Consorzio Mariangela Grosoli ha illustrato le strategie dirette intraprese per aiutare i soci. È in studio la creazione di strumenti per facilitare l’implementazione dell’e-commerce e piani specifici di promozione e comunicazione. In prospettiva, quando cadranno i divieti di spostamento, il Consorzio pensa anche a strategie di rilancio del turismo territoriale per favorire la vendita diretta in azienda. Dopo l’annata negativa del 2018 provocata da una campagna viticola molto problematica, l’Aceto Balsamico di Modena IGP l’anno scorso aveva ripreso a correre segnando un +6% di produzione riportando il valore del fatturato alla produzione oltre i 390 milioni di euro e quello al consumo vicino al miliardo. l’andamento dei prossimi mesi è incerto e dipenderà in larga parte dalla ripresa del consumo fuori casa.