Per accontentare tutte le richieste servirebbero circa 7000 nuove abitazioni all’anno, cinque volte in più rispetto all’attuale capacità produttiva, ferma a 1230. Queste le stime di una nuova ricerca Cresme per l’Associazione Nazionale Costruttori Edili “Residenza e occupazione in Emilia-Romagna”. In base ai dati, in Emilia-Romagna nel prossimo decennio sono attese settantamila domande per nuovi alloggi nelle 10 principali città della Regione.
Numeri che spingono Ance a lanciare un appello, sottolineando la necessità di rinnovare i modelli tradizionali, ormai insostenibili dal punto di vista economico, che pongono sempre più barriere alle imprese per realizzare nuove abitazioni. Secondo il presidente Maurizio Croci servono nuove regole, nuovi esempi di partenariato pubblico-privato da stabilire insieme a istituzioni e mondo del lavoro. Strumenti per fare fronte non solo all’aumento della domanda abitativa: sotto la lente anche i cambiamenti demografici, con una sempre più rilevante frammentazione dei nuclei familiari. Per Ance, l’attuale divario rischia di aggravare l’accesso alla casa sul mercato libero, specie per chi ha redditi medio-bassi. Il momento del mercato edilizio è caratterizzato da crescenti pressioni esercitate da alloggi per studenti e affitti brevi. In più l’inflazione e la crisi delle materie prime sbarrano la strada ai costruttori per realizzare strutture di edilizia residenziale sociale. Secondo Croci ripensare le politiche abitative delle città emiliano-romagnole è quindi una necessità per affrontare il cambiamento e rimanere al passo.