Nel 1962 l’ennesima doppietta (1° e 2° posto) nel volley A Treviso nasce Andrea Lucchetta: qui entrerà nel mito

Il 25 novembre 1962 nasce a Treviso il pallavolista Andrea Lucchetta. Soprannominato ‘Crazy Lucky’ per l’estroverso carattere e per la particolarissima capigliatura, a spazzola ed in diagonale, legherà il suo nome alla Panini Modena di cui sarà per diversi anni l’alfiere più rappresentativo. Dopo una stagione in A2, nel 1981-82 avviene l’approdo nella massima serie nelle file gialloblù, dove giocherà per ben 9 stagioni, divenendo l’idolo dei supporter del palazzetto ed aggiudicandosi ogni sorta di trofeo, sotto la guida del mitico Julio Velasco. In bacheca: 3 coppe Cev, 4 Scudetti, 1 Coppa delle coppe e 3 Coppe Italia. Passato alla Mediolanum Milano nel ‘91, si aggiudica il mondiale per club. Nel 1994 veste la divisa dell’Alpitour Cuneo, aggiudicandosi ancora coppe e supercoppe come nessun altro. Chiude la carriera nella sua amata Modena nel 1999. Ben 292 sono le presenze in maglia azzurra, e tantissimi i successi: 1 campionato del mondo nel 1990 (dove viene premiato come mvp, e 3 World League consecutive. Insieme alla ‘generazione di fenomeni’ – la nazionale che negli anni Novanta vinse per tre volte consecutive il campionato del mondo – aderisce al progetto ideato da Andrea Zorzi: creare una Nazionale Veterani, che riunisca i grandi volti della pallavolo degli anni ‘90. La compagine, accolta con curiosità dagli appassionati e dai vertici federali, ha esordito proprio a Modena nell’aprile 2007, in una amichevole definita ‘antiruggine’. Sempre nello stesso anno, i Veterani in gran spolvero, si aggiudicano il campionato europeo. Attualmente Lucchetta è commentatore tv delle partite di pallavolo e risiede nella nostra città. Se si volge lo sguardo al campo dei motori ed in particolare al motociclismo, occorre ricordare che nel 1962, debutta in campo agonistico, proprio all’autodromo di Modena, il modenese Walter Villa, fratello minore del già noto Francesco. Talento di indiscusso valore, coglie i suoi primi successi con la Ducati, a bordo della quale corre in maniera egregia il campionato nazionale juniores. Dopo essere stato ingaggiato come collaudatore dalla Mv Agusta, conquisterà il titolo nazionale seniores. Nella stagione ‘67 si fa onore in sella alla Mondial 125 e alla Montesa 250 bicilindrica realizzata a Modena per conto della casa iberica. L’anno dopo è nuovamente campione italiano seniores di velocità della classe 125, sempre con la Montesa. Esordisce nel mondiale nel ‘67 con la Montesa nella classe 125, senza tuttavia ottenere grandi risultati. Nel ‘73 di laurea campione italiano Seniores, mentre la stagione del motomondiale, venne compromessa dal coinvolgimento nel terribile incidente di Monza dove trovarono la morte Pasolini e Saarinen. A causa di un forte trauma cranico, il pilota modenese fu trasportato al nosocomio in stato comatoso e non riuscì più a ricordare gli avvenimenti di quella giornata. Nel 1974 Walter Villa si riconferma campione italiano con la Aermacchi 250 e vince anche il titolo mondiale, conquistando il primo posto in quattro Gran Premi. I successi vengono bissati anche l’anno successivo e pure nel 1976. Dopo due stagioni anonime, nel 1979, passa alla Yamaha, dove però non riesce a rinverdire i fasti del passato e chiuderà la sua carriera prestigiosa nel 1981. In totale ha corso nel mondiale 87 gare, vincendone 24 (20 nella classe 250 e 4 nella 350), tre secondi posti nella 250 e altrettanti nella 350. Un terzo posto in classe 125, due terzi posti nella 250, tre nella 350. Morirà a Modena il 20 giugno del 2002 all’età di 58 anni. In casa Ferrari, gli allori arrivano dalla Targa Florio, e dal Mondiale Sport Prototipi, mentre il campionato di Formula 1 è ad appannaggio della Brm di Graham Hill. Nel volley – mentre sta sorgendo all’orizzonte il progetto Panini – Modena è più che mai la capitale indiscussa e continua a mietere scudetti. In campo maschile, nel ‘62 vince l’Interauto Modena, che giunge davanti ai rivali di sempre, i concittadini della Ciam Villa d’Oro. Nel femminile, la Muratori Vignola finisce seconda dietro la squadra di Trieste. Con i primi caldi, tutti a Vignola per l’arrivo della classicissima ciclistica Milano-Vignola ed a spellarsi le mani per l’astro nascente Mino Bariviera. Il Modena calcio è in serie A e fa le cose in grande, al punto che per rafforzare la squadra ingaggia ben tre stranieri, anche se in campo possono scenderne solamente due. Arrivano l’argentino Rubens Merighi, il nazionale tedesco Albert Bruells ed il brasiliano Cinesinho, che resterà il più amato tra tutti i calciatori che abbiano vestito la divisa gialloblù. Malagoli può avvalersi pure dei nuovi: ‘Pinela’ Conti che arriva dal Milan, Balleri e Bettini dall’Inter, Chirico di ritorno dalla Roma, Gaspari e Garzena dalla Juventus. Tra i confermati Balzarini, Barucco, Cattani, Aguzzoli, Ottani, Goldoni, Tinazzi, Pagliari, Vetrano e Giorgis. La squadra c’è ed al debutto sbanca Firenze. Cinesinho incanta , anche se deve spesso far ricorso all’infermeria, a causa delle rudezze dei difensori e nonostante a Bologna, si rimedi un sonoro 7-1, si riesce a restare fuori dalle sabbie mobili della bassa classifica. Tutto ciò non basta a mettere il buon Vittorio Malagoli al riparo dalle faide in seno alla società e dopo un rovescio interno contro l’Atalanta, viene esonerato per far posto ad Achille Frossi, detto il ‘dottor sottile’. Frossi era grande sostenitore del teorema, secondo cui, per ottenere buoni risultati, occorre puntare sulla fase difensiva. Così lo ricorda Amos Adani, allora giovane portiere delle giovanili più volte aggregato alla prima squadra: «Frossi, era un ottimo allenatore, uomo di grande cultura e non solo calcistica, un maniaco del tatticismo, che dava spazio e fiducia ai giovani, senza pregiudizi». Di parere opposto Lamberto Giorgis: «Il suo rapporto con la squadra era freddo, distaccato e quell’unità d’intenti che c’era con Malagoli, ci mancò molto. Più di una volta, diversi di noi manifestarono apertamente il loro dissenso al mister, ma ciò non servì a cambiare lo stato delle cose, poi sappiamo tutti come andò a finire nel secondo anno di A». Ed ancora Enrico Pagliari: «Malagoli, pagò gli attriti con la nuova dirigenza e l’arrivo di Frossi e non servì a molto. Difensivista nato, adottava un modulo che rendeva impossibile il lavoro delle punte e la squadra più di una volta, gli voltò le spalle. La qualità dei singoli ci permise comunque di raggiungere la salvezza. In quella stagione, vale la pena ricordare oltre al citato scivolone contro i felsinei, anche il pareggio interno per 2-2 contro il Milan di Rivera e Altafini, lo 0-0 contro l’Inter a San Siro – che valse la matematica salvezza – il secco 3-0 rifilato ai viola gigliati ed il 2-0 a tavolino rimediato a Napoli, a causa dell’invasione di campo dei tifosi partenopei. (10 – continua) nMassimo Bartolamasi