A sei anni dal terremoto, il comitato “Emilia vite scosse” che riunisce i parenti delle vittime, ha chiesto alla Procura di Modena di riaprire le indagini sul crollo della Haemotronic, che il 29 maggio 2012 costò la vita a quattro operai. Le parole della mamma di una delle vittime
La scossa delle 9 di mattina di martedì 29 maggio 2012, ormai sei anni fa, lasciò il suo tragico segno di morte e distruzione soprattutto nelle fabbriche. Fu una scossa di 18 secondi, di magnitudo 5.8, con epicentro tra Cavezzo e Medolla. Non ci colse impreparati, come accadde con il terremoto delle 4 di notte del 20 maggio, ma fu forse persino più devastante, almeno nel numero delle vittime. Molte delle quali vennero travolte all’interno dei capannoni delle fabbriche nelle quali stavano lavorando. Ed è proprio quello che è accaduto a Biagio Santucci, Paolo Siclari, Giordano Visconti e Matteo Serra, che quando la terrà tremò stavano lavorando nel capannone della Haemotronic. Sono trascorsi sei anni ma i loro parenti non si danno per vinti e chiedono giustizia. Il comitato Emilia vite scosse ha chiesto alla Procura di Modena di riaprire le indagini sul crollo della Haemotronic di Medolla. Dopo una prima inchiesta finita con una archiviazione, il comitato che racchiude i parenti delle vittime chiede che la giustizia accerti la verità e le responsabilità di quelle morti e nel tentativo di far riaprire il caso hanno presentato un esposto in procura.
Nel video l’intervista alla madre di una vittima






































