Dopo il via libera alla costruzione del nuovo polo logistico GLS, sale la protesta dei comitati che chiedono di non urbanizzare l’unica area verde rimasta a nord della città, e di trovare un accordo per utilizzare zone ex industriali già cementificate ed urbanizzate che da 15 anni aspettano una riqualificazione. I comitati il 5 novembre manifesteranno proprio su quell’area
Un nuovo insediamento produttivo da 4.300 metri quadrati costituito da un capannone, parcheggi, vie di accesso e di uscita anche per mezzi pesanti, sarà costruito nei prossimi mesi nell’unica area rimasta verde, allo stato ‘seminativo’, dell’area nord della città, nella zona all’interno della cintura della tangenziale di Modena, al limite dell’ampia area dell’ex mercato bestiame, abbandonata allo stato di urbanizzazione primaria da 12 anni e oggi ricompresa, almeno sulla carta, dagli interventi di riqualificazione del piano periferie.
In questa distesa verde rimasta dovrebbe sorgere il uovo polo logistico dell’azienda Gls, attualmente con sede in locali in affitto a Ponte Alto. Di fatto si tratterebbe di un vero e proprio nuovo polo logistico (come lo descrivono i costruttori), per la movimentazione e lo smistamento di merci che i costruttori stessi indicano da 2,4 milioni. Un intervento, che andrebbe a cementificare l’unica area verde e vergine rimasta in una zona che a distanza di 500 metri conta circa 40.000 metri quadrati di aree ex industriali già urbanizzate ma completamente abbandonate. E che per questo ha generato la protesta del comitato mo basta cemento e dei comitati in rete che chiedono uno stop al consumo di suolo vergine e che domenica 5 novembre manifesteranno con una passeggiata simbolica che attraverserà l’area non solo per chiedere che li non si costruisca ma per chiedere al Comune soluzioni alternativa, in accordo con i privati, e che potrebbero essere trovate proprio nell’autorizzazione a costruire il nuovo polo in una delle aree già cementificate ma da riqualificare
































