«Non chiuderemo di certo fabbriche per facilitare il predominio tedesco» in Europa, ma «non vedo niente, in termini di mercato, che autorizzi motivi di ottimismo». Lo ha detto ieri l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, presente in conference call, alla presentazione dei conti del terzo trimestre 2013 del Lingotto. Il manager italo-canadese ha difeso a spada tratta la sua strategia di investimento in Europa, centrata sul segmento premium e centellinata nel tempo: «E’ seria, sequenziale e molto rigorosa», ha detto. Sulla ripresa del mercato continentale dell’auto, tuttavia, prevale il pessimismo. «Quand’è che l’Europa si sveglia?», si è chiesto Marchionne a proposito della sovracapacità produttiva del settore, ricordando che l’anno scorso i quattro grandi costruttori europei, fra cui Fiat, hanno perso 8 miliardi di dollari nel Vecchio Continente. «Non so quante altre industrie o banche sarebbero disposte a perdere tanto come l’industria dell’auto», ha osservato. Ma il manager ce l’ha anche con la concorrenza agguerrita tra le case automobilistiche: «Ho visto, in Europa, alcune pratiche sui prezzi che non avevo mai visto dal 2004», ha sottolineato con vena polemica. A Marchionne è stato anche chiesto della quotazione in Borsa di Chrysler. «Spero che tutto il lavoro per l’Ipo venga realizzato entro la fine di quest’anno», ha risposto, facendo poi presente di non poter rispondere ad ulteriori domande in proposito, in quanto vincolato dalle regole della Sec. L’amministratore delegato della Fiat ha comunque affermato di non avere intenzione di cedere asset per acquistare la quota Chrysler in mano a Veba: «Non cederò nulla e non ritengo sia necessario farlo», ha precisato Marchionne. Sulla quota Chrysler (41,5%) in mano a Veba non ci sono comunque alternative alla quotazione: «Stiamo andando avanti con l’Ipo – ha spiegato il manager -, non c’è nulla che prosegue in parallelo, i buoi sono scappati». L’a.d. della Fiat ha inoltre confermato di puntare al 100% di Chrysler.