Silvia Menabue, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, analizza la situazione

Meno studenti nei licei e più negli istituti tecnici-professionali, ma soprattutto dispersione e abbandoni in aumento tra gli studenti stranieri. Sono gli effetti causati dalla pesante crisi economica che si è abbattuta dal 2008 sulle famiglie modenesi. Famiglie che vedono ogni giorno di più erose – magari a causa della perdita del lavoro da parte di un genitore, oppure della cassa integrazione, o ancora della diminuzione del reddito – le disponibilità economiche per il percorso di studi dei figli. E sono così costrette a orientare la loro istruzione a seconda degli immediati ritorni economici, a fare ricorso ad aiuti e sostegni delle istituzioni, quando non a mettere i libri in uno scatolone in soffitta e a mandarli a lavorare per l’urgenza di reperire denaro. «La crisi incide nell’orientamento e nelle iscrizioni ai diversi indirizzi» inizia la sua analisi Silvia Menabue, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. Dal suo osservatorio privilegiato sottolinea che negli ultimi tempi è evidente una «flessione» negli indirizzi liceali – che prevedono un percorso di studi più lungo -, mentre c’è una «attenzione maggiore» per un tipo di istruzione tecnico-professionale. La spiegazione è semplice. Il fenomeno «potrebbe essere determinato – spiega Menabue – dal fatto che c’è consapevolezza nelle famiglie di sbocchi professionali occupazionali maggiori nel settore dell’istruzione tecnico-professionale». Le famiglie non possono cioè – dopo le superiori – investire in un percorso universitario, e sperano che il figlio riesca a entrare subito nel mondo del lavoro così da portare a casa uno stipendio. Come detto, la crisi ha aumentato i casi di abbandono. «È un problema sul nostro territorio perchè è così a livello nazionale», rimarca. Ma c’è da fare una distinzione. «Non si può dire che la crisi ha inciso molto se non nella componente di alunni stranieri» afferma la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. Per le famiglie di migranti «le difficoltà economiche possono avere avuto effetti pesanti e aver condotto all’abbandono precoce o al rientro nei Paesi d’origine. Lo notiamo dal numero di studenti che non ritroviamo più tra i nostri iscritti o che perdiamo nel corso del percorso scolastico già avviato». Menabue ci tiene a sottolineare che la scuola modenese investe molto nel contrasto al fenomeno. Innanzitutto è attiva una «anagrafe scolastica regionale e provinciale che va a monitorare con molta attenzione i percorsi degli studenti e li segue nei passaggi da un ordine all’altro. Abbiamo dati molto precisi e ci rendiamo immediatamente conto di chi abbandona e non si ritrova più. E quindi il primo è un dato di tipo informativo». Ma naturalmente non è tutto. Dal punto di vista pedagogico e didattico sono infatti «numerosi i progetti messi in atto nelle scuole – all’interno del programma formativo – per sostenere il percorso di studi laddove ci siano maggiori criticità. Tra questi, recupero e potenziamento per evitare che questi ragazzi si demotivino e abbandonino. E questo accase specialmente nelle fasce più deboli». C’è poi «l’attenzione che da sempre viene messa in atto da tutte le istituzioni del territorio in termini di borse di studio assegni per libri testi e percorso scolastico delle famiglie meno abbienti». Nella pesante morsa della crisi non vi sono solo le famiglie ma anche la scuola, «oggetto di pesanti tagli determinati dalla necessità di contenere la spesa pubblica». Dal 2011 la «dotazione organica è senza possibilità di incremento, anche se in realtà oggi assistiamo forse al momento di maggiore attenzione all’aumento di insegnanti. Ma ricordiamo che veniamo da sei anni di grosse difficoltà». nLuca Soliani