Sono più che raddoppiate per far fronte alle difficoltà
La sanità ha dovuto superare una delle sue prove più dure nelle aree terremotate, con tanti problemi che restano ancora da risolvere. Ma in tanti altri ambiti si vede ormai la luce in fondo al tunnel, soprattutto grazie alla capacità di fare fronte comune di fronte alle difficoltà. E quanto si registra in particolare sul fronte dei medici di famiglia, per quel che riguarda le cosiddette Medicine di Gruppo, formate da tre o più dottori che decidono di lavorare insieme. Una soluzione operativa che ha avuto un notevole incremento dal pre al post sisma, permettendo di abbattere costi o tramite lutilizzo comune di risorse. «Prima del terremoto cerano solo due Medicine di Gruppo, per un totale di sei medici curanti – osserva il dottor Nunzio Borelli, medico di famiglia e presidente di Medibase Area Nord – oggi siamo arrivati a quattro centri in cui lavorano insieme 18 medici di famiglia». Dunque più di un raddoppio in termini di personale coinvolto. Il che è una piccola rivoluzione operativa: «Lavorare insieme nello stesso edificio o container – sottolinea Borelli – rappresenta un salto culturale straordinario con un indubbio beneficio sia per gli assistiti che per i medici stessi in un ambito, quello della Medicina di Gruppo, che si avvale di unarticolata collaborazione tra dottori, infermieri e segretarie che deve funzionare al meglio per svolgere il lavoro in modo adeguato dando risposte concrete ai bisogni». Il ruolo dei medici si base è stato fondamentale tanto nellemergenza quanto nei difficili mesi che se sono seguiti: «Fin dalle prime ore del 20 maggio 2012 – ricorda Borelli – come del resto riconosciuto durante la visita di giugno 2012 dallallora Ministro della Salute Balduzzi, i medici di famiglia, hanno profuso tutte le loro energie per assistere la propria gente scossa dal terremoto. Si è sperimentata una forte coesione fra medici, che hanno lavorato ininterrottamente organizzando turni con lapertura straordinaria di Medibase per lintera drammatica giornata del 20 maggio e poi seguendo nelle tendopoli e nei moduli le migliaia di sfollati ospitati nei 33 campi allestiti dalla Protezione Civile». Insomma, ci si è subito resi conto che per superare la prova bisognava fare fronte comune, che poi col tempo è continuato. «Piace pensare – osserva a proposito Borelli – che questa forte coesione che si è sperimentata durante il terremoto,possa aver fatto da volano per la nascita delle nuove Medicine di Gruppo e potrà stimolare ulteriormente la nascita di nuove aggregazioni sanitarie». Del resto, la strada per la rinascita è ancora lunga, e lungo il percorso le sinergie si riveleranno sempre più preziose.