Fino al 15 settembre i suoi personaggi e le sue fantasie animano le sale dell’Appartamento di Riserva del Palazzo Reale di Milano

Le dieci sale più belle del Palazzo Reale di Milano, i dieci elegantissimi ambienti dell’Appartamento di Riserva sono stati scelti per raccontare al pubblico l’arte e la carriera di Guido Crepax a dieci anni dalla morte (2003) e a ottanta dalla nascita (1933): è così che il progetto interamente curato dall’Archivio Crepax è diventato la mostra Guido Crepax. Ritratto di un artista, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e prodotta dall’ente “Palazzo Reale”, che splendidamente la ospita, insieme con l’Archivio sopra citato. Il risultato è una panoramica a 360 gradi sull’opera di un disegnatore fantasioso e poliedrico come pochi altri, anche se poi il suo nome si è legato indissolubilmente a un’eroina su tutte uscita dalla sua matita, la mitica Valentina dal caschetto scolpito e corvino, «icona dell’erotismo colto e sensuale». La rassegna di Milano restituisce pertanto a Crepax, al secolo Guido Crepas, una dimensione di varietà e completezza: non solo autore di una delle figure femminili più note e fortunate del fumetto italiano, ma anche designer di pubblicità e di oggetti di largo consumo, lucidissimo cronista di costumi, illustratore di libri e di romanzi, di giornali e di copertine di dischi, scenografo teatrale, appassionato conoscitore di cinema, fotografia, musica e arte, nonché straordinario creatore di giochi per l’intrattenimento domestico e familiare, in cima a tutti quello ispirato all’Orlando furioso, poema cavalleresco della letteratura italiana che Crepax, come ha ricordato il figlio Antonio, «leggeva di continuo e che poi trasformò in un gioco da tavolo in cui duelli e incontri d’amore accadono al ritmo di un lancio di dadi». Declinazione ludica e celere delle sue mirabolanti ottave epiche che, ne siamo certi, sarebbe piaciuta moltissimo a Ludovico Ariosto… Dieci le sale, dicevamo, dieci le sezioni di mostra. Nella Sala Verde è indagato il rapporto di Crepax con Milano, la sua città e il teatro di molte avventure di Valentina; la Sala Rossa ricostruisce la sua dimensione privata, con curiosità tratte dall’archivio personale che documentano come la sua ispirazione partisse anche dall’abbraccio della famiglia (la moglie e i tre figli) e dal perimetro della casa; la Sala Blu è invece il salotto di Valentina, rivisitazione italica della ballerina e attrice americana Louise Brooks dallo sguardo profondo e dal caschetto lucido virgolettato sulle guance, e delle sue “sorelle” meno note al grande pubblico, Anita, Belinda, Giulietta, la disinvolta Bianca e la bellissima Francesca; la Sala Oro ha come protagonista la moda quale testimone per eccellenza dei costumi e delle tendenze fotografati per professione da Valentina; la Sala Verde/2 ospita l’attenzione per il design quale elemento ripreso non casualmente da Crepax nei propri fumetti mediante la citazione di oggetti che ne hanno fatto la storia sia in Italia che all’estero; la Sala Verde/3 illustra la passione di questo autore per la letteratura e le sue traduzioni in fumetti di opere quali Justine o le disavventure della virtù del marchese De Sade, l’opera di Giacomo Casanova, Venere in pelliccia, Histoire d’O, Dracula, Frankenstein, i racconti di Edgar Allan Poe, i romanzi di Franz Kafka e l’inquietante storia di fantasmi di Henry James dal titolo Il giro di vite; la Sala Azzurra racconta l’amore di Crepax per il grande schermo e per il palcoscenico; la Sala Azzurra/2 riprende il tema della fotografia e delle sue molteplici relazioni con la produzione fumettistica dell’autore; la Sala Rossa/2 affronta il complesso argomento della musica che Crepax, figlio di un primo violoncellista della Teatro alla Scala, visse sia nella versione classica che in quella jazzistica, introducendola nei suoi disegni come una sorta di colonna sonora visiva; il percorso si chiude con la Sala Gialla e con un ambito altrettanto complesso, quello dell’arte, ripetutamente citata, precisamente come il design, attraverso grandi capolavori e utilizzata da Crepax per sdoganare il fumetto quale “nona arte”.