I pm acquisiranno la relazione finale entro Pasqua

Dopo il terremoto vero e quello politico, potrebbe scatenarsene uno anche giudiziario. Che la Procura di Modena indaghi sulle possibili cause scatenanti delle scosse del maggio 2012 non è certo una novità, ma ora, dopo la notizia dei risultati della commissione istituita dalla Regione, trapelano nuovi e importanti elementi. Il primo è sicuramente il fatto che il fascicolo, dapprima senza indagati né ipotesi di reato, ora ha preso una direzione ben precisa. E cioè il reato ipotizzato dal procuratore capo Vito Zincani e dal procuratore aggiunto Lucia Musti è abuso d’ufficio, un reato che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale. Un’informazione importante, ma che per ora resta sospesa nel segreto delle indagini. Il fascicolo rimane comunque senza indagati. «Non si sa se effettivamente le procedure seguite siano state causa del terremoto», ha spiegato alla ‘Dire’ il procuratore capo Vito Zincani. Si tratta di «un’ipotesi molto labile e ancora tutta da verificare», precisa Zincani, «ma su cui comunque lavoriamo». In merito alla relazione della commissione internazionale Ichese, già inviata alla Regione lo scorso 13 febbraio, Zincani chiarisce di aver «chiesto tutti gli atti alla Regione», che «ci trasmetterà in tempi abbastanza rapidi queste relazioni», e «acquisiremo tutto», anticipa il procuratore. L’attesa infatti è per una seconda relazione, che dovrebbe essere quella finale, e che dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. A redigerla sarà una seconda commissione di esperti, nominati sempre dalla Regione, che avrà il compito di vagliare dal punto di vista tecnico le conclusione a cui è arrivata la prima commissione. Insomma, per ora non vi è alcuna certezza. Anzi, due per la Procura ci sono già: la prima è che non vi è alcun elemento che faccia ritenere che in Emilia Romagna sia stato praticato il fracking. La tanto temuta pratica di perforazione del terreno e di estrazione di gas e idrocarburi con metodi che in Italia sono illegali, non ha trovato spazio fertile in pianura Padana. Almeno ufficialmente, anche se ‘clandestinamente’ non è poi così facile da praticare. La seconda certezza dei pm è quella riguardante il deposito di gas di Rivara: «Ci sono sacche vuote nel terreno che si pensava di usare come deposito – spiega il procuratore Zincani -. Ma il progetto di Rivara è rimasto solo sulla carta». Insomma, gli argomenti sul fuoco sono tanti e delicati. Certo è che la Procura andrà avanti per la sua strada, sicuramente parallela a quella intrapresa dalla Regione, ma separata e indipendente.