Nel video l’intervista a:
– Massimo Neviani, Comitato Salute Ambientale Campogalliano
– Fabrizio Sighinolfi, Alluvionato di Nonantola

Sono passati cinque anni da quella mattina del 6 dicembre 2020, quando a Nonantola l’argine del Panaro cedette trasformando le strade in fiumi e le case in stanze di fango. Le acque fuoriuscite raggiunsero presto la zona
industriale di Nonantola, poi il capoluogo, la frazione di Casette e, seguendo la pendenza del terreno, arrivarono all’area del Torrazuolo per poi defluire, finalmente incanalate, verso valle. Il bilancio fu pesante: i danni ammontarono a 80 milioni di euro. Furono coinvolte oltre mille imprese e quasi 8 mila persone. L’acqua invase abitazioni, negozi e campagne, costringendo intere famiglie a evacuare. La rottura avvenne in un tratto dell’argine da tempo considerato un punto critico: una zona fragile, già protagonista in passato di cedimenti e interventi urgenti.