Intervista a Monica Ropa che, insieme a Francesca Zanfrognini, ha dato vita a ‘Signorina Felìcita, creazioni emozionali’

C’è una strada a Modena dove pare che crisi e pessimismo non siano mai arrivati. Stiamo parlando di via Carteria, dove una quindicina di giovani creativi hanno deciso di aprire a pochi metri di distanza l’uno dall’altro cinque negozi ‘dedicati’ ad architettura, abbigliamento, grafica, comunicazione visiva e design. Una ondata di ottimismo e speranza nel futuro che sfida il grigiore in cui sembra invece essere piombato il resto della città. La nostra prima puntata di oggi è dedicata a ‘Signorina Felìcita, creazioni emozionali’: una bottega di produzione, esposizione e vendita di abbigliamento e accessori in cui si utilizzano tessuti e capi vintage come punto di partenza. Da dove deriva il nome del negozio? Si ispira a una poesia di Guido Gozzano, Signorina Felìcita, dove si accenna alle ‘piccole cose di pessimo gusto’ che riempiono le case di tutti noi e che, a volte, debitamente interpretate, diventano oggetti carichi di fascino. «Per realizzare un oggetto ci vuole parecchio tempo: tenendo conto della ricerca che c’è dietro ad ogni pezzo non riusciamo quasi mai a quantificare, ma ci piace pensare che questa attenzione ai dettagli venga sempre percepita» sottolinea subito Monica Ropa che, insieme a Francesca Zanfrognini, ha aperto l’attività al numero civico 36. L’unione della passione per lo styling, la grafica e il design danno vita alle creazioni in vendita nel piccolo ma vulcanico negozio. «Io nasco grafica – inizia a spiegare Monica – e ho svolto questa professione per tanti anni. Ho sempre disegnato tessuti, e mi è sempre piaciuto il mondo della moda. Insieme alla mia amica-collega Francesca abbiamo deciso di lanciarci in questa avventura». Una avventura che ha «solide basi d’esperienza» e un preciso «progetto-sogno da realizzare». L’idea di mettere in piedi questa iniziativa viene dal passato. Quando Monica e Francesca giravano per i mercatini del Nord Italia «alla ricerca di stoffe pregiate, magari vintage, sete e altro materiale con cui fare oggetti». E mercatino dopo mercatino «abbiamo accumulato una montagna di tesori: siamo riuscite a mettere insieme un giacimento di stoffe meravigliose». Il primo passo è stato quindi quello di iniziare a vendere le creazioni su un loro banco agli appuntamenti festivi e agli eventi vintage della regione e non solo. E visto il successo riscosso, l’idea «che ha iniziato a balenare» è stata quella di aprire un vero e proprio negozio, «un punto di riferimento per tutti coloro che cercano abiti particolari e dal sapore unico». La scorsa settimana il sogno è diventato realtà. «Il nostro obiettivo – spiega – è unire emozione e leggerezza. Se riescono a stare insieme, e non è facile, costituiscono l’equilibrio tra vecchio e nuovo, passato e futuro, moda e sostenibilità. Questo è il segno di riconoscimento del nostro brand». Monica entra poi nel dettaglio del processo di creazione: «Io e Francesca disegnamo i modelli degli abiti, poi abbiamo una sarta che ci aiuta con la ‘taglia e cuci’, mentre le cuciture con la macchina lineare le facciamo noi. In estrema sintesi, disegnamo i modelli, tagliamo i tessuti, confezioniamo il capo e lo addobbiamo col nostro gusto». Nello scorso weekend, in occasione del Festival Filofosia, i cinque nuovi negozi della strada sono stati inaugurati in contemporanea con l’iniziativa ‘Nozze di strada in via Carteria’. E per l’occasione Monica e Francesca hanno confezionato ed esposto in negozio «l’abito da sposa della protagonista della fiaba di Perrault, ‘Barbablu’. Inoltre abbiamo realizzato una t-shirt stampata a mano con una frase augurale per le nozze». La sfida a crisi, tasse e pessimismo «è lanciata. La parola d’ordine è crederci, noi teniamo le dita incrociate: dicono che conti…». nLuca Soliani