Prima cè stata liniziativa dellUnesco, che ha inserito la liuteria tra i capolavori immateriali dellumanità. Di seguito è venuta lintraprendenza di Cremona, contrada bella, produttiva e orgogliosa collocata nel cuore della pianura padana, che ha trasformato il Palazzo dellArte depoca e darchitettura fasciste, e da tempo fatiscente, nello splendido Museo del Violino-Fondazione Stradivari, unopera da decine di milioni di euro realizzata soprattutto grazie al contributo della Fondazione Arvedi Buschini e del re dellacciaio Giovanni Arvedi, illuminato mecenate del XXI secolo non cè che dire… Il terzo step, dopo i lavori di restauro durati appena due anni, ha visto il trasferimento dei dodici violini cremonesi tra i più pregiati e famosi al mondo da una saletta anonima del Municipio cittadino allo Scrigno del nuovo Museo, cuore pulsante, potremmo dire sonante, dellintera struttura, un ambiente tanto sobrio quanto sontuoso, pensato come linterno della custodia di un violino, morbidamente tappezzato di velluto rosso e accogliente proprio come fosse il guscio protettivo di un capolavoro. Qui, esposti entro teche blindate e temperate, fanno bella mostra di sé i dodici pezzi più illustri della città, la quintessenza dellarte della locale liuteria, gli Amati, i Guarneri, gli Stradivari ammirati nel mondo e dallo scorso settembre offerti al pubblico degli appassionati, degli ammiratori, dei visitatori dentro la migliore ribalta museale che potesse essere loro approntata. Qui regna sovrano il cosiddetto Cremonese, il violino fabbricato da Antonio Stradivari nel 1715, quasi trecento anni fa, e ancora oggi suonato. In occasione dellinaugurazione del Museo è stata affidata proprio alle sue celeberrime corde lesecuzione di due partiture di Johann Sebastian Bach, con comprensibile e prolungato brivido di piacere delluditorio. Sono dieci in tutto le sale che raccontano la storia del violino e la storia di Cremona, due percorsi così continuamente e intimamente intrecciati che sarebbe meglio parlare della storia del violino a Cremona, la storia delle botteghe di Andrea Amati, capostipite di uneccellenza che avrebbe poi marchiato a fuoco la città, e dei suoi discendenti, dentro le quali si formò laltra stirpe liutaia, quella dei Guarneri, che ebbero in Bartolomeo Giuseppe lartigiano sapiente e devoto che firmava i propri pezzi con il monogramma di Cristo (IHS), avendone in cambio il soprannome musicale di Guarneri del Gesù. Dopodiché venne quel gran genio di Antonio Stradivari, che offuscò la fama e la fortuna di chi lo aveva preceduto accreditandosi presso le maggiori corti italiche ed europee del XVIII secolo. Morto Stradivari nel 1737, larte liutaia di Cremona gli sopravvisse per poco e di fatto declinò alla metà del medesimo secolo. Una ripresa si registrò soltanto a partire dal 1937 grazie alle celebrazioni per il bicentenario della morte dellartista, agli eventi di musica organizzati per lanniversario e allapertura di una scuola cittadina, affollata negli anni a venire da apprendisti liutai che giungevano da ogni parte dItalia e del mondo. Linaugurazione del Museo del Violino, con i suoi allestimenti interattivi fino a essere emotivi, leleganza delle linee architettoniche che continuamente rimandano alle sinuosità, anche sonore, degli strumenti ad arco e il suo ruolo di ente depositario del capitolo di storia e darte più famoso della città, ha completato un recupero e una risurrezione che qui non potevano più mancare. Gli altri Stradivari nel mondo È esposta nel Palazzo Reale di Madrid e appartiene al re di Spagna una delle più considerevoli collezioni di strumenti Stradivari, composta di due violini, due violoncelli e una viola; tre violini, una viola e un violoncello sono invece di proprietà della United States Library of Congress, mentre la Nippon Music Foundation, titolare di una cospicua raccolta di pezzi usciti dalle mani del genio cremonese, li concede a titolo gratuito a musicisti di livello internazionale. Nove violini li possedeva lo zar di Russia, lo Smithsonian Institute conserva invece il Quartetto Axelrod. Sono tuttora visibili presso la Collezione Cherubini della Galleria dellAccademia di Firenze due strumenti Stradivari, la viola medicea e il violoncello, facenti parte anticamente del quintetto voluto dal Gran Principe Ferdinando de Medici.
