Polemica tra mondo accademico e mondo militare. Tutto è partito dalla richiesta avanzata dal capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Carmine Masiello, che proponeva all’Università di Bologna di attivare un corso di laurea in Filosofia riservato a un gruppo selezionato di 10-15 giovani ufficiali dell’Accademia di Modena, con l’obiettivo di arricchire la loro formazione con competenze umanistiche. Il dipartimento di Filosofia ha ritenuto di non approvare il corso. Scelta che il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, ha tenuto a precisare come sia del tutto autonoma di ciascun dipartimento, che nel caso specifico ha preferito soprassedere e astenersi dal deliberare sul tema.  Molari ha tuttavia ribadito come l’università resti in ogni caso  “aperta al dialogo” in vista di eventuali future collaborazioni. La scelta di non attivare il corso ha sollevato reazioni da più parti  anche da quelle istituzionali: la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha definito la scelta “una rinuncia alla missione formativa” dell’ateneo. Anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto duramente criticando la decisione, sostenendo che negare un corso a militari che “difendono i cittadini” appare ingiustificato. D’altra parte, fra le voci favorevoli al diniego, studenti e docenti, secondo i quali un corso riservato esclusivamente a militari rischierebbe di compromettere l’autonomia e la natura dell’università: alcuni hanno parlato di un potenziale legame fra forze armate e istituti accademici che potrebbe minare la libertà e la pluralità di pensiero tipica del mondo universitario.