E’ il veleno sulla coda delle ultime quattro giornate (in cui il Modena ha raccolto un solo punto, perdendo tre partite) che lascia dubbi al presidente Carlo Rivetti e al figlio Matteo, Amministratore Delegato Sport, sulla conferma di Paolo Mandelli.
Ad un certo punto – esattamente poco prima delle famigerate quattro giornate – avremmo messo la mano sul fuoco sulla conferma del tecnico milanese e modenese d’adozione, ormai da 30 anni. Poi, proprio nel momento in cui il Modena era in rampa di lancio verso gli insperati playoff, i giocatori hanno finito la benzina e il “giocattolo” si è rotto, portando al peggior risultato in classifica e punti (11° posto a 45 punti) dell’era-Rivetti in B.
Quali sono le responsabilità di Mandelli? Crediamo, dal nostro punto di vista, che l’allenatore e il suo staff (in particolare, il suo alter ego Michele Troiano), siano i meno colpevoli di questo crollo verticale finale.
Mandelli, il suo compito, lo ha portato a termine, dimostrando sempre un grande attaccamento ai colori gialloblù, indossati anche da calciatore. E questo suo Dna-Modena è tutt’altro che da sottovalutare, nella scelta di confermarlo o meno.

Il “rivale” più quotato di Mandelli per la panchina del Modena sembra essere Vincenzo Vivarini: un buon tecnico, con un’idea precisa di gioco, ma non certo giovanissimo (ha un anno in più di Mandelli) e con un curriculum composto da una lunga gavetta e due promozioni dalla C alla B, con Teramo e Catanzaro.
Potrebbe essere un allenatore “funzionale”, ma certo non il gran nome che si aspetta la piazza per testimoniare che la società vuole davvero fare il salto di qualità.
D’altro canto, Mandelli non sembra essere più apprezzato da gran parte della tifoseria del Modena e, anche questo, sarà un elemento da tenere in considerazione nella scelta dell’allenatore.
Una scelta non facile, certo. Ma questo è il compito della società, del presidente e del direttore sportivo, no?
Purché la scelta sia fatta così: convinta, convincente e in tempi rapidi.