La politica appare sempre più lontana dai problemi e dalle esigenze dei cittadini

‘C’è stato un periodo irripetibile in cui da Piacenza a Rimini una moltitudine di cristiani ha costruito il modello emiliano. Naturalmente non sapevano neppure che cosa fosse, il modello divenuto poi così celebre‘. Lo scriveva Edmondo Berselli in ‘Quel gran pezzo dell’Emilia’. Ma ora quel sistema è in gravissima crisi. C’è chi sostiene sia ormai un malato irreversibile, c’è chi invece crede che possa ancora sopravvivere, adeguandosi però alle nuove dinamiche socio-economiche imposte dalla crisi, prima però che sia troppo tardi. Il punto di vista delle piccole e medie imprese è chiaro. «Il modello emiliano è ancora vincente» afferma Erio Luigi Munari (nella foto), presidente generale Lapam Confartigianato. Ma c’è un problema enorme che appare al momento ancora senza una soluzione. «Siamo stati lasciati soli – denuncia -: non c’è più un governo che ci affianca e che ci guida». E questo vuol dire che si è spezzato l’intreccio molto stretto – quando non proprio il binomio – tra sistema produttivo e sistema politico che sin dal Dopoguerra aveva portato ricchezza e benessere nelle nostre terre.Munari usa una eloquente metafora per illustrare la situazione: «La macchina è funzionante, ma è ferma perché manca la benzina. E non c’è nemmeno un percorso. Una strategia cioè – sottolinea – che dia fiducia agli imprenditori che disperatamente resistono». A minare alla base il modello emiliano sarebbe quindi – oltre alla crisi globale – la lontananza della politica dal tessuto produttivo, lontananza che fa rima con un immobilismo che lentamente soffoca le imprese locali in un contesto economico già molto difficile. E ad aggravare la situazione vi è poi una pressione fiscale terribile. «Se sopra una Ferrari si mette un carico da Tir di mattonelle non si può chiedere poi un’alta performance di velocità», spiega il presidente Lapam. Entra quindi nel dettaglio: «Le piccole e medie imprese hanno una tassazione al 68%, e l’energia che costa il 35% in più rispetto agli altri Stati Ue. Già queste sono due zavorre intollerabili». In più, «dall’estero si sono accorti che il modello emiliano è vincente e stanno cercando di copiarlo». Mentre qui viene lasciato tutto inerme. Questo «porta una grande sofferenza alle imprese del territorio, e nessuno sta mettendo mano ai problemi. Gli imprenditori sono molto frustrati. Competono con le unghie e con i denti ma si ritrovano a proporre sul mercato prodotti a un prezzo superiore a quelli dei concorrenti esteri. Non riescono a realizzare margini». E il futuro prossimo non porta buone notizie. «Siamo sempre in una fase di recessione – analizza Munari -, e questo nonostante le imprese stiano cercando di alzare la testa per guardare fuori dai mercati nazionali. Ma senza ricerca e innovazione non si andrà molto lontano». La netta sensazione è quindi che sia fortemente a rischio la tenuta stessa del ‘Modello Emiliano’. Appare infatti sempre più incrinato l’equilibrio tra iniziativa economica diffusa sul territorio (soprattutto ad opera della piccola e media impresa e della cooperazione), welfare di standard elevato sia sul piano sanitario che sociale, istruzione e cultura ben integrate nel sistema, che ha prodotto anche note di particolare eccellenza. Soprattutto è sempre più marcata la distanza tra i cittadini e la classe politica. E le drammatiche conseguenze cominciano a vedersi. nLuca Soliani