Ancora due scudetti nel volley, la Ferrari è mondiale Modena in B dopo uno spareggio che grida vendetta
Nel 1963 arriva il titolo nazionale del volley femminile per la Muratori Vignola, strappato al Trieste, a quei tempi lavversario più ostico. Il sestetto vignolese, dopo il secondo posto dellanno precedente e rafforzato da alcune giocatrici modenesi come la plurinazionale Loredana Lugli e la Zanetti, sotto la guida di Renzo Sirotti, supera ogni ostacolo portando a Vignola il primo (e mai replicato) titolo tricolore. Isa Salsi e Anna Lazzaroni avranno anche la gioia di vestire la maglia azzurra, mentre saffaccia alla ribalta la giovanissima Stella Sapori. Se il gentil sesso va forte, in campo maschile Modena regna sovrana, poiché ancora una volta è lAvia Pervia a vincere il titolo davanti alla Ciam Villa dOro. La pallavolo che conta, parla solo il dialetto modenese. In Formula uno, la Ferrari cede il passo per il secondo anno consecutivo, alle vetture britanniche, a trionfare è infatti Jim Clark su Lotus, ma ci si consola nello Sport Prototipi, dove la rossa si conferma iridata. Adriano Durante vince la Milano Vignola, sotto gli occhi ormai sempre più invadenti delle immagini televisive, accompagnate dallinconfondibile voce del giovane telecronista Adriano De Zan, che con enfasi rara, commenta lo scorrere dei ciclisti sotto lo striscione darrivo. Al Palasport di viale Molza, per il Trofeo di Ginnastica intitolato ad Alberto Braglia, si registra tra lo stupore dei più il tutto esaurito, lasciando ben sperare, per il futuro della ginnastica di casa nostra. Carpi in lutto per la morte di Alberto Bonaretti, forse il migliore calciatore di tutti i tempi, ad aver vestito la divisa biancorossa. Giorgio Ghezzi da Cesenatico, ma cresciuto e valorizzato nel Modena, difendendo quellanno la porta del Milan, vince la Coppa dei Campioni battendo in finale a Wembley, il Benfica del grande Eusebio. Quella è la prima volta nella storia della competizione, che una squadra italiana vince lambito trofeo. Per il settore giovanile gialloblù un ritorno importante. Dalla Fiorentina, dove ha insegnato calcio – per tanti anni – ai giovani, tra i quali un certo Renzo Ulivieri, arriva Alfredo Mazzoni, un icona nel firmamento gialloblù di tutti i tempi. Passa intere giornate allAntistadio , dispensando con passione e pazienza, perle di tecnica calcistica ai ragazzini del settore giovanile. Per prima cosa… vendere! E limperativo di moda in quellestate del 63, nei locali della sede del Modena in via Cesare Battisti. Occorre far cassetta, i pezzi migliori vanno sacrificati e si fa presto a dire di chi si trattava. Innanzitutto Cinesinho, il brasiliano lasciando i cuori dei tifosi canarini infranti, fa ritorno allInter proprietaria del cartellino, che dopo averlo provato e riprovato nelle tornei estivi, decide nelle ultime ore di mercato, di girarlo al Catania. Balzarini va al Milan, per difendere la porta rossonera nella Coppa Intercontinentale contro il Santos di Pelè, Garzena parte per Napoli, e Vetrano per Varese. I nuovi arrivati sono nomi illustri: Brighenti II° dalla Samp, goleador di razza, che fa ritorno a casa dopo una lunga carriera di bomber, Longoni terzino mancino e Panzanato stopper dalle giovanili dellInter, dove sono cresciuti sotto la guida del tecnico modenese Maino Neri, infine De Robertis ala dal Palermo e Jorge Toro centrocampista cileno, anche lui proveniente dalla Sampdoria. Tra tutti, Toro è il più atteso. Poco amato dalle folle italiche a causa della sua partecipazione alla rissa di Santiago , ai Mondiali del Cile del 1962, dove Italia e Cile diedero vita alla famosa, quanto rissosa partita , che vide i nostri azzurri soccombere per 2 a 0, era in possesso di una classe eccelsa, che in quella per lui sfortunata stagione, brillò solo in tre gare, a causa di un grave infortunio. Specialista nei calci di punizione a foglia morta resterà al Modena fino al 1971, facendosi amare ed apprezzare dai tifosi come pochi prima di lui. Con Toro fuori uso dopo appena tre partite e il centravanti Pagliari con il menisco da operare già alla prima di campionato, la stagione inizia in salita, e nonostante il prestigioso successo per 1 a 0 contro la Juve al Braglia nella 2^ giornata, la squadra vive una stagione travagliata. Enrico Pagliari racconta: «Alla prima di campionato giocata a S.Siro contro lInter , mi lesionai il menisco, quando cercando di intervenire su di un cross di Tinazzi, i tacchetti mi si impastarono con il gesso della segnatura dellarea, procurandomi una torsione anomala del ginocchio. Uscendo in barella, passai davanti alla panchina dellInter ed il mago Herrera, confermò le sue doti di indovino diagnosticandomi con grande precisione lesatta gravità dellinfortunio. In qualche modo mi rimisero in sesto per poter giocare il derby col Bologna di poche settimane dopo, dove, ricadendo dopo un colpo di testa, crollai al suolo con larto bloccato e dolorante. Fui operato per ben due volte a Modena, ma lintervento non riuscì bene e occorse quindi un ulteriore intervento chirurgico dal prof.Gui a Bologna, ma la stagione era ormai compromessa, nonostante il luminare bolognese avesse compiuto un vero miracolo. Rimasi fuori squadra per più di tre mesi». Dopo un pareggio interno col Bari, si esonera Frossi ed il suo posto viene preso da Mario Genta, lallenatore in seconda. La musica non cambia e la squadra non riuscendo più a vincere da marzo in poi si dovrà giocare la salvezza nello spareggio di Milano contro la Sampdoria, poi perso per 2 a 0. Sergio Brighenti così ricorda : «Verso la fine del torneo, accusai un calo di rendimento a causa della pubalgia e di un ginocchio malconcio, ma la squadra doveva salvarsi, così non mi fermai per curarmi e guarire completamente. Mi sottoponevo senza risultati apprezzabili, ad un infinità di terapie ed arrivai allo spareggio contro i doriani, praticamente distrutto e a corto di fiato. Da ex, volevo essere della partita, ma sinceramente combinai poco e le strane distrazioni di qualche mio compagno di squadra (indiscrezione confermata da diversi canarini in campo quel giorno) permisero alla Samp, di passare per due volte troppo agevolmente. Per me, modenese purosangue, fu una delusione grandissima e decisi di rimanere in gialloblù, anche in serie B, per riconquistare subito la massima serie». (continua) Massimo Bartolamasi