Per riqualificare il mulino dimenticato di Vaciglio serve un investimento di almeno 2,5 milioni di euro. E presto a farsene carico potrebbe essere una società inglese che recentemente avrebbe intavolato una trattativa con la proprietà. Linteresse, stando ai bene informati nella piccola frazione, sarebbe nato per caso, complice il passaggio fortuito a febbraio del presidente della società, impegnato con la moglie in un giro turistico in bicicletta per tutto il nord Italia. Colpito dalla struttura in rovina del granaio e dal tratto abbandonato del canale San Pietro, luomo avrebbe chiesto ai titolari del bar di Vaciglio di chi fosse il complesso seicentesco e da lì a poco sarebbe partita la trattativa sulla base del progetto già pronto da anni. Il via libera del Comune risale al 2011 sulla base di un intervento ideato dallarchitetto Filippo Fantoni. Oltre alla componente prettamente storica, il piano propone labbattimento dei fabbricati che in epoca recente hanno snaturato la vocazione antica della struttura, con conseguente edificazione di due corpi per destinarvi una ventina di alloggi e 450 metri del vecchio frantoio adibiti a spazi commerciali. In programma anche parcheggi pubblici e unarea verde di 600 metri quadrati a ridosso della ciclabile Modena-Vignola. Ciliegina sulla torta la possibilità di visitare con un sistema di scale la parte interrata del canale. Un recupero in grande stile che, seppur su scala ridotta, ricorda il restyling alla ex Manifattura in centro storico. Come scritto da ModenaQui a dicembre, i proprietari non sembravano più intenzionati a investire. Ma con lentrata in gioco della società inglese il passaggio di mano potrebbe essere a un passo. Non è ancora dato sapere se loperazione andrà in porto e quanto del progetto originario verrà realizzato, ma certamente è curioso che la rinascita della struttura potrebbe passare da un investimento estero. Il mulino di Vaciglio è un tesoro nascosto e sconosciuto ai più. Per gli anziani della piccola frazione è un ricordo indelebile custodito nella memoria, ma per le nuove generazioni quasi non esiste. Basta aguzzare lo sguardo e inoltrarsi tra le sterpaglie dietro il vecchio frantoio per riconoscerlo. Ci sono ancora le antiche feritoie, gli ingranaggi sotterranei e il fossato dove defluiva lacqua del canale San Pietro per innescare gli ingranaggi per macinare i cereali. La struttura affacciata su via Gherbella è pericolante e a resistere è soltanto il caseggiato adibito un tempo a magazzino e vendita del grano. Ma presto questo pezzo di passato potrebbe tornare al suo antico splendore. (vi.ma)
