Il piano 2009 voleva aumentare il verde del quartiere
VIGNOLA – Comerano i piani iniziali per via Libertà? La domanda, vista la contestata piega che ha preso lintervento con i tagli della settimana scorsa, ha il suo perché, considerando che lidea di mettere mano alla strada era partita alla fine del secondo mandato Adani. Ecco dunque lex sindaco (1999-2009) che fa il punto su ciò che è stato e ciò che poteva essere. Adani, come iniziò tutto? «Da una riunione con i residenti della via, per capire cosa ne pensavano del progetto che si voleva realizzare nellestate-autunno 2009». Come andarono le cose? «Cerano quasi solo residenti, che si divisero tra favorevoli e contrari ma con toni molto pacati, perché avevamo sottolineato che quella era solo una prima idea, modificabile». Si prevedevano abbattimenti? «Sì, una parte, però venivano fatti non per togliere ma per dare dopo molto di più in termini di verde. Si voleva intervenire con un progetto ampio su tutto il quartiere, agendo anche sulle vie laterali. Lidea era quella di ripetere su quelle sette-otto strade il modello già sperimentato con soddisfazione in via Aldo Moro: senso unico con parcheggi laterali, ciclabile e una fila di alberi a separarla. In questo modo sarebbe cambiato il volto di quelle vie, dove oggi non cè neanche il marciapiede. Lì vicino ci sono delle scuole: così si creava anche un percorso casa-scuola in sicurezza, istituendo poi una zona 30. Il piani era quello di fare tutto in cinque anni, ma è vero che allora cerano altre risorse. Comunque, il punto è che il verde che si poteva perdere in via Libertà non solo veniva reso, ma incrementato nelle vie laterali, con il quartiere che avrebbe visto aumentare il proprio patrimonio verde in maniera considerevole». Anche adesso si parla di ripiantumare qualcosa intorno… «Le proporzioni sono ben diverse: allora si volevano mettere circa dieci piante per ogni via, unottantina in tutto». Così come è arrivato oggi, il progetto ha acceso parecchio gli animi, tra favorevoli e contrari… «Allora la situazione era completamente diversa. Ci sarà stata una persona sola con una contrarietà secca al progetto: a molti andava bene così, altri avevano qualche perplessità su cui si poteva ragionare, anzi eravamo proprio lì per quello, perché il progetto era solo a un primo stadio, come abbiamo precisato da subito». Se da lì fosse nato un Comitato di protesta? Oggi ci sono 700 firme… «Non è che tutte le volte che si forma un Comitato ci si debba bloccare: lho avuto anchio per la riqualificazione di via Braglia, e a un certo punto bisogna prendere delle decisioni. Ma fermarsi ad ascoltare sì: se allincontro che avevamo fatto fosse venuta fuori una richiesta netta di salvare gli alberi, si sarebbe quantomeno lavorato sullipotesi di progetto alternativo. E chiaro che, quando si cambia qualcosa, bisogna contemperare sempre diverse esigenze e arrivare a dei compromessi. Il risultato finale però deve essere un punto dincontro, perché gestire un progetto contro tutti diventa complicato. Almeno chi vive lì deve essere convinto della bontà della soluzione finale». Il Comune oggi ha fatto la sua scelta ed è partito: come andrà? «Il problema in questi casi è il tempo, il trascinare le cose. Quando queste questioni rimangono lì per anni e anni, non migliorano. Agire in tempi stretti invece porta presto a dei risultati, e se la gente li vede, poi le polemiche si smorzano. Oggi invece ci si trova in mezzo al guado: il nuovo non cè e siamo in mezzo ai problemi del vecchio, tra i malumori» nDaniele Montanari