Intervista a Daniele Cavazza, responsabile politiche economiche di Confesercenti

La crisi e l’e-commerce hanno rivoluzionato in pochissimo tempo il modo di fare shopping, sempre più virtuale e liquido – usando un termine tanto caro al sociologo Zygmunt Bauman -, e cioè slegato da (antichi) legami con commercianti e persino negozi ‘reali’ fatti di scaffali, specchi e cassa. Le nuove generazioni – ma non solo – sono infatti fortemente orientate ad acquistare online dopo aver navigato tra le innumerevoli offerte di blog e soprattutto siti di deal, dove si trovano prezzi generalmente molto più bassi di quelli dell’esercizio commerciale. Ma secondo Confesercenti questi ‘gruppi di acquisto’ – Groupon, Groupalia, Letsbonus, Poinx i più famosi – sono un fenomeno passeggero destinato a tramontare rapidamente. Ma intanto il riuscire a vendere sogni a metà prezzo ad acquirenti virtuali molto attenti – per indole o necessità – al risparmio ha portato questi portali a un successo da miliardi di dollari. «Sono bravissimi a sfruttare la situazione particolarmente critica del commercio e quindi a offrire una pseudo-opportunità di promozione in un momento in cui basta fare cassa» sostiene Daniele Cavazza, responsabile politiche economiche di Confesercenti Modena. E giudica negativamente le offerte che mettono ‘in palio’ prodotti e servizi a prezzi letteralmente stracciati: «Ho monitorato personalmente il settore della ristorazione. Per una cena gli sconti arrivano a superare anche il 40%, ma non credo che poi gli sforzi vengano davvero ripagati. L’acquirente del coupon che si presenta al locale non è cliente abituale e con ogni probabilità non si ripresenterà mai più, a meno di una ulteriore offerta». Confesercenti sottolinea poi che i ristoratori lavorano sottocosto: oltre alle promozioni che ‘ammazzano’ i guadagni, infatti, il 50% del valore dell’offerte va nelle casse del sito. «E anche dal punto di vista dell’immagine non è il massimo», osserva. Cavazza respinge poi con fermezza le critiche dei ‘consumatori coupon’ che denunciano come in diverse occasioni il trattamento ricevuto sia stato inferiore agli standard normali: «Conosco molti ristoratori modenesi che hanno pubblicato inserzioni sui gruppi d’acquisto online, e sono sicuro che non abbiano fatto differenze tra clienti a prezzo intero e quelli che hanno comprato l’offerta. Fanno il loro lavoro in maniera seria e professionale: nessuno non mantiene ciò che promette, anche perchè sarebbe controproducente». Il responsabile delle Politiche Economiche di Confesercenti divide poi in due tipologie i clienti dei siti di deal. «C’è il collezionista – spiega -, e cioè quel tipo di consumatore che può anche permettersi di acquistare a prezzo intero, ma aspetta l’occasione per farlo. È un tipo di cliente ‘last minute’, non gli interessa cioè la destinazione ma l’opportunità». L’altra tipologia è invece il cliente «che sfrutta le occasioni per acquistare servizi o prodotti che normalmente non si potrebbe permettere». «In entrambi i casi – rimarca – il commerciante non fa vera promozione, non cattura nuovi clienti, fa parlare e basta. Per questo sono convinto che alla fine questi siti si riveleranno fuochi di paglia, fenomeni momentanei: fra un anno non avranno più ragione di esistere. Tanti operatori modenesi che hanno pubblicato promozioni non hanno ripetuto l’esperienza per la seconda volta…». Ma un aspetto positivo questi ‘gruppi d’acquisto’ online ce l’hanno: «Aumentano in poco tempo la liquidità degli inserzionisti, e in periodi molto difficili come questo può risultare fondamentale». E che le difficoltà siano terribili lo dimostra una recente analisi di Confesercenti Modena che mostra come dinnanzi ad ogni nuovo esercizio aperto «nei settori alimentare ed extralimentare, sono quattro quelli che cessano la propria attività». In particolare: dopo la chiusura nel 2012 con un passivo di -277 imprese, nei mesi compresi tra l’1 gennaio e il 30 aprile «si sono registrati 54 nuovi esercizi, mentre 200 risultano quelli che, nello stesso periodo hanno cessato l’attività, con un saldo di -146 esercizi pari al -2,56%». Il dato peggiore in Emilia Romagna dove la media è del -2.18% e fermamente negativo se raffrontato ad altre regioni – in cui la grande distribuzione è ampiamente presente – quali la Lombardia che registra un -1,75% di esercizi commerciali nei primi 4 mesi dell’anno, e il Veneto con un -1,92%. Decisamente critico l’andamento invece nei comparti tessile, abbigliamento e calzature: 65 le cessazioni rilevate nei primi quattro mesi dell’anno rispetto a, solamente, 14 nuove attività aperte. «La situazione del commercio è molto critica – commenta laconicamente Cavazza -, con un primo trimestre del 2013 che ha mostrato numeri molto negativi». Il secondo trimestre si è chiuso da pochi giorni e i dati non sono ancora stati completamente elaborati, «ma la sensazione è che la situazione, se possibile, sia addirittura peggiorata». Il quadro totale è inquietante: «L’abbigliamento è in forte crisi, l’alimentare soffre parecchio, e in enorme difficoltà sono anche gli ipermercati anche se qualcuno si ostina ad affermare il contrario…». Gli unici che si salvano «sono i discount, unica forma distributiva che riesce ad arrivare al pareggio. Ed è già un ottimo risultato di questi tempi». Per Confesercenti sono negative le previsioni «per tutto il 2013. In assenza di inversioni di rotta si stima sul nostro territorio un saldo negativo di diverse centinaia di imprese. Il rischio che si delinea è quello della desertificazione commerciale di intere zone». Sul banco degli imputati, la crisi, la pressione fiscale che continua ad inasprirsi, la crescente perdita del potere di acquisto delle famiglie, e non da ultimo la burocrazia. C’è quindi bisogno di «misure urgenti per favorire la tenuta della rete commerciale, innanzitutto in ambito fiscale». Necessarie poi «nuove regole per evitare distorsioni alla concorrenza tra le diverse formule distributive». Serve poi «una semplificazione normativa per ridurre i costi della burocrazia». Fondamentale infine per Cavazza sarebbe far ritrovare ai modenesi «la fiducia nel futuro: già questo sarebbe un ottimo risultato per poter rimettere in modo il commercio, e non solo». nLuca Soliani