Attualmente nella zona modenese la percentuale di strutture esistenti consolidate per avere una resistenza sufficiente ai terremoti è attorno al 40%

Per ricostruire una zona colpita da un terremoto ci vogliono 30 anni, e in questo lasso di tempo non deve mai mancare la cultura della prevenzione sismica con una politica per la mitigazione del rischio degli edifici esistenti. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto all’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena. Secondo il relatore, il prof. Giorgio Serafini attualmente nel territorio modenese colpito dal sisma del maggio 2012, siamo al 40% di strutture esistenti consolidate per avere una resistenza sufficiente ai terremoti.

Nella conferenza è emerso anche come nei centri abitati, l’obiettivo di garantire una sorta di “sicurezza territoriale”, si scontri però con alcune tipologie di edifici come le strutture monumentali e le costruzioni in muratura di pietrame disordinato o in ciottolo. Si vengono a configurare, così, delle aree in cui l’elevata vulnerabilità degli edifici esistenti non trae giovamento dagli interventi che si susseguono nel tempo, favorendo l’innescarsi di danneggiamenti gravissimi in caso di sismi anche di modesta magnitudo.

Intervista a Giorgio Serafini, Professore Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari