Sono decine in tutta la città i capannoni, cantieri, interi edifici abbandonati trasformati con l’inverno in rifugio e riparo per senza fissa dimora. La cronaca delle ultime settimane lo racconta ormai quotidianamente. Solo alcune di queste persone vengono intercettate dal sistema di accoglienza strutturato a livello comunale con le associazioni di volontari e unità di strada (in base ai dati aggiornati al 12 dicembre scorso erano 120 le persone intercettate ed assistite). Lo scorso anno si era chiuso con 216 persone accolte con picchi che avevano portato vicino al limite i circa 120 posti letto messi a disposizione. La maggioranza sono stranieri di cui più della metà, una 90ina irregolari. Ma sono tanti coloro che o rifiutano di farsi aiutare o sfuggono ai controlli e si nascondono. Quelli di cui da conto la cronaca delle occupazioni di questi ultimi giorni. Tra questi non solo coloro che temono per la loro condizione di clandestinità ma anche coloro che irregolari, lo sono diventati perché al termine del percorso di accoglienza, che a Modena dura in media dall’anno all’anno e mezzo, non hanno diritto né all’asilo né al permesso di soggiorno per motivi umanitari. Sia sulla base dei vecchi parametri entrati in vigore dal 2014 relativi al sistema di accoglienza sia a seguito dell’entrata in vigore del decreto sicurezza che ha cancellato i permessi di soggiorno per motivi umanitari e togliendo la possibilità di rinnovo a chi lo aveva ottenuto.