La squadra di Castori sfiora l’impresa sul campo della capolista. Decide un rigore a metà ripresa del solito Higuain dopo l’ingiusta espulsione di Bianco

Il Carpi accarezza il sogno di strappare un punto al San Paolo per un’ora, poi il solito Higuain lo riporta sulla terra. Serve un rigore al Napoli capolista per centrare l’ottava vittoria di fila, record assoluto della storia per i campani, e mantenere il prezioso +2 sulla Juve in vista del big match di sabato sera a Torino. Il Carpi trasforma in un incubo la domenica della squadra di Sarri, che fino al 24′ della ripresa rimbalza contro il muro eretto dai biancorossi, abili a chiudere tutti gli spazi davanti a Belec. Per 45′ in realtà il portiere sloveno non deve fare grandi parate, perché è la mira che fa difetto al Napoli. Ci provano più volte Higuain e Callejon, senza inquadrare la porta e in uno dei pochi ribaltamenti di fronte è Lasagna di testa a sfiorare addirittura il colpo. Castori perde subito Pasciuti, che si infortuna alla caviglia, e tira un sospiro di sollievo quando il pessimo arbitro Doveri, assoluto peggiore in campo fra i 28 scesi in campo, non vede il netto fallo di Sabelli su Callejon in area.

Nella ripresa ancora proteste campane per il gol annullato sempre a Callejon, che è tenuto in gioco da Sabelli, ma viene fermato dallo sbandieramento del guardalinee dopo aver battuto Belec. La porta del Carpi sembra stregata, ma ci pensa il solito Doveri al 12′ a cambiare il corso del match. Zaccardo e Bianco intervengono su Insigne lanciato: è il difensore a fare fallo, ma per Doveri il giallo è a carico di Bianco, che già ammonito lascia il Carpi in dieci fra le proteste di un Castori infuriato. La salita diventa una scalata impossibile per i biancorossi, che perdono per infortunio anche Poli. Proprio il suo sostituto Daprelà però trattiene ingenuamente in area Koulibaly e dal dischetto Higuain fa 24 reti in 24 gare. In dieci e sotto di un gol i biancorossi ci provano facendo debuttare Verdi, ma solo Lasagna va vicino al pari. E la seconda sconfitta di fila è ancora carica di rimpianti, proprio come a Firenze.