Quando la vita ti scaraventa sulla strada, diventare barbone è una conseguenza. Barbone, è una parola che non piace, ora il politicamente corretto indica altri termini. Si usa molto l’espressione clochard o senza dimora. Definizione o meno, a volte basta un battito di ciglia per cambiare il proprio destino e diventare invisibili. Le storie che incontriamo in un venerdì notte qualunque in una Modena in sapor di movida sono quelle di un bergamasco caduto nel baratro dopo aver perso il lavoro a causa della crisi economica che ancora costringe alla chiusura, anche diverse aziende del nostro territorio, e di un’anziana che passa la notte in una cabina dove solitamente si fanno foto tessere o scatti di sorrisi e facce buffe come ricordo da tenere nel portafoglio. Oppure i volti di chi cerca riparo dal temporale, più estivo che autunnale, nel sottopassaggio della stazione ferroviaria che porta al parcheggio di via Fanti. Manca un mese a Natale e noi questa notte decidiamo di passarla a fianco a quelli che possiamo definire ‘angeli dalla pettorina gialla’. Volontari armati di gnocco, pizzette e the caldo da consegnare alle persone che vivono ai margini della collettività. Si tratta del progetto di Accoglienza invernale per persone in difficoltà attivato da Comune e Aziende sanitarie locali insieme a Arcidiocesi, che rimarrà in vigore fino al 31 marzo 2017. Destinatari sono i cittadini, italiani e stranieri, che non hanno un’idonea collocazione. I minuziosi preparativi della nottata iniziano dalla sede della Protezione Civile, mentre Modena è bagnata da un violento acquazzone.

L’obiettivo del Progetto Accoglienza Invernale è in primis porre un aiuto concreto a chi si trova in difficoltà, ma anche fare dell’emergenza freddo un’occasione per approfondire la conoscenza del fenomeno della povertà estrema e attivare progetti di più ampio respiro a sostegno del rispetto della dignità di queste persone e della coesione sociale.

Il mestiere di chi vive per strada è quello di doversi arrangiare, ma provando a costruire un ponte, più o meno lungo, con queste persone, il futuro può cambiare trovando una strada da percorrere e quindi una nuova dignità. E un aiuto, concreto o di speranza futura, si può dare in tanti modi. Il primo giro della notte dopo le 22 ha come meta la sede di un forno. Il proprietario, considerato il mestiere che lo porta a stretto contatto con la notte, non può prestare servizio come volontario, quindi sceglie un’altra strada per essere comunque coinvolto.

Sul mezzo della Protezione Civile, il profumo delle pizzette appena sfornate, accompagna i volontari alla prima visita. Si tratta della segnalazione che riguarda un uomo costretto a vivere in un auto. Accetta serenamente di essere svegliato e accolto dal cibo, benzina per la sua notte. Poi la strada ci conduce da Ernesto, un cordiale, ma concreto bergamasco da 9 anni a Modena. L’azienda che gli dava un lavoro ha chiuso. Ha perso l’occupazione, ma non solo. Ora dorme ai piedi di una Chiesa. Come combatte freddo, umido e pioggia? Grazie all’aiuto di un sacerdote.

Dopo aver salutato Ernesto che sogna di tornare a guadagnare magari facendo il giardiniere, il viaggio prosegue alla stazione di Modena. Nel sottopassaggio che porta al parcheggio di via Fanti dormono diverse persone, sopra e sotto delle coperte stese per terra. Per chi è senza casa è uno dei pochi posti dove ripararsi dalla pioggia. Sono i segni dell’emergenza povertà che non risparmia nemmeno Modena e alla stazione il fenomeno è più che mai riscontrabile.

L’attività di monitoraggio prevista dal Piano di accoglienza invernale è affidata ai volontari delle associazioni: Croce Blu, gruppo comunale di Protezione civile, Croce Rossa Italiana, Agesci, Fratres Mutinae, Vivere sicuri, Avs Modena, Associazione Porta aperta. Per approfondire la conoscenza del fenomeno della povertà estrema e arrivare a individuare e attivare progetti innovativi rivolti a questo target di popolazione, dopo un iniziale corso di formazione rivolto a i volontari, nel corso dell’intero periodo invernale sono previste azioni di supporto, un coordinamento interno e si svolgono incontri periodici con il gruppo di progetto a integrazione socio-sanitaria a cui fa capo il Progetto Accoglienza invernale. L’invito ad unirsi all’iniziativa riguarda anche i più giovani. Non ci sono porte, ma solo una tenda separa l’esterno dall’interno e non c’è il riscaldamento, ma di notte, sotto le coperte e sopra un vecchio materasso, freddo, umido e pioggia si possono combattere anche dentro una cabina delle foto. Sono storie che sembrano surreali e invece sono attorno a noi. Così vicine da poterle guardare anche senza occhiali e sbatterci contro non può fare che bene.