Ripercorriamo ciò che è successo nel percorso del mega tir che, per evitare la tangenziale, ha dovuto superare passaggi molto difficili, soprattutto all’altezza di sottopassi e rotatori

Dopo la partenza ed il primo ostacolo rappresentato dalla rotatoria del grappolo e dall’ingresso non autorizzato di un auto nel tratto di tangenziale chiuso al traffico, le difficoltà, pur superabili con incredibili manovre, dal team specializzato in trasporti eccezionali della Fagioli, si sono avute nell’uscita della tangenziale su via Divisione Acqui. E da qui nel tratto di circa un chilometro che porta al cavalcavia Menotti. Dove il convoglio ha dovuto superare ben 4 rotatorie all’altezza delle quali, dopo quella dello svincolo, le rotatorie all’altezza di strada fossa monda, strada Minutara e via Bonacini. In ognuna delle quali, nei giorni antecedenti al passaggio, erano stati rimossi segnali stradali, pali dell’illuminazione. E dove in un perfetto lavoro di squadra tecnici, autisti e manovratori, hanno di volta in volta alzato il pesante carico giocando sui sollevatori idraulici dell’assale dei due rimorchi sia sui quelli posti agli estremi dell’enorme braccio metallico che sostiene il grande trasformatore da 240 tonnellate per consentire al carico di alzarsi al di sopra e superare muretti, spartitraffico. Il tutto sotto gli occhi di centinaia di persone, attirati da quello che si è trasformato in un evento e tutte unite da una domanda ricorrente. Perché, se l’obiettivo è l’immissione sulla strada statale 12, non utilizzare la tangenziale, ed immettersi su un percorso urbano così complicato? La tranquillità e la professionalità dello staff Fagioli si mostra anche nel passaggio che alla fine si rivela il più difficile, quello del sottopasso ferroviario. Qui il mergine di errore era sul filo di un centimetro. Nonostante nei giorni scorsi si fosse provveduto a togliere 20 centimetri di asfalto. Per abbassare ancora di più il carico. Il passaggio richiede tempo. Un operatore sale sul trasformatore e mentre il convoglio avanza a centimetro alla volta, controlla la distanza che divide dalla volta del ponte. Ridotta ad un solo centimetro nel punto più critico. La gente segue assiepata in ogni luogo. Tutto ok. Passaggio superato. Si procede. Da qui, all’altezza di ogni rotatoria, le stesse complcate manovre, intervallate dalla rimozione di alcuni pali lasciati per errore nei giorni scorsi, fino alla rotatoria che immette al cacavalvacia menotti. La quinta in in poco più di un chilometro. Accesso all’unico ponte autorizzato al passaggio, rinforzato nei giorni scorsi da una cinquantina di colonne composte ognuna da 4 supporti in acciaio. Qui la gente, assiepata dalle 22 diventa folla, nonostante siano ormai passate le due di notte. Le motrici accellerano e come in boato liberatorio spingono il carico su e giù dal ponte, fino ad immettersi su via Albareto e nell’area industriale nord e via Canaletto per uscire, con successo dal perimetro cittadino. Sono ormai le 3. Anche il convoglio si avvicina al luogo in cui passerà la notte. In località Cantone. Per riprendere oggi il suo viaggio verso Ostiglia dove sarà issato in una chiatta che dal po lo porterà a Venezia