I comuni dell’Appennino hanno concluso lunedì la stima dei danni causati dal maltempo: Palagano il paese più colpito. Tra strade rese inagibili e case rimaste isolate e senza servizi, i danni ammontano a circa 5 milioni di euro

È giunta lunedì in Regione, l’informativa inviata dai comuni dell’Appennino colpiti da frane e smottamenti e contenente il conto dei danni registrati e le spese per la messa in pristino resa necessaria dell’eccezionale maltempo di maggio. Si tratta solo di un primo conto ed è già molto cospicuo: 5 milioni di euro, per agire sui tanti fronti di crisi. Il comune di Palagano è il più danneggiato: sono ventitré i punti emergenziali aperti dalle frane e per le prime operazioni di ripristino saranno necessari 1,4ml di euro. Il piccolo comune di Palagano, colpito anche dal cedimento di un versante montuoso, si trova in una situazione drammatica, come ha asserito la settimana scorsa il sindaco Fabio Braglia. Il comune infatti non dispone delle cifre necessarie al ripristino degli impianti stradali: indispensabile quindi che non si faccia attendere l’intervento delle istituzioni sovraordinate. Ventuno le frane e le zone interessate dal dissesto idrogeologico a Zocca, intervenire comporterà un costo di almeno 1 ml di euro. Anche Lama Mocogno è nella lista dei paesi fortemente colpiti dagli effetti distruttivi del maltempo: sono 15 le strade investite dalle frane e varie le borgate quasi isolate. Necessari 630mila euro secondo il conto dell’informativa di ieri per ripristinare la viabilità. Ammontano a 18 invece i fenomeni franosi che hanno travolto Prignano e le zone limitrofe: necessari per i primi interventi almeno 810mila euro. 17 le frane registrate a Serra e varie le evacuazioni di intere famiglie. Non si ferma qui il conto presentato nell’informativa, sono molti altri i comuni colpiti dalla furia delle piogge di maggio, seppur con danni di minore entità. I primi interventi sono già incominciati, ma il completamento dei lavori e soprattutto l’auspicabile messa in sicurezza, necessaria a scongiurare il ripetersi di tali fenomeni avrà costi ben più elevati di quelli indicati dai comuni nell’informativa. Un territorio estremamente fragile e troppo trascurato quello dell’Appennino. Un territorio che vive già da decenni il fenomeno dello spopolamento e di riflesso il problema di una minore cura da parte delle istituzioni, per le quali molto spesso le criticità appenniniche divengono centrali solo dopo eventi traumatici come quelli del mese scorso. A motivo anche dell’estensione del territorio e la consistenza degli interventi necessari, pare dunque mancare quella progettualità che potrebbe portare non solo al ripristino dopo l’emergenza, ma ad una reale messa in sicurezza, capace di garantire l’integrità dei territori anche nei momenti in cui i fenomeni atmosferici si manifestano con maggiore intensità.