Un albanese di 39 anni è finito in carcere nell’ambito dell’operazione “Fossalta”. L’uomo, che risultava latitante, è accusato di reclutare le giovani prostitute nei Paesi d’origine

È finito in manette un altro uomo nell’ambito dell’operazione “Fossalta”. Scendono così da sei a cinque i latitanti accusati di una serie di reati che vanno dal tentato omicidio al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, fino alla cessione di sostanze stupefacenti. Con il blitz messo in campo ieri dalla Polizia di Stato di Modena, otto albanesi appartenenti a due bande che operavano soprattutto nella zona est della città sfruttando una ventina di donne, sono stati portati in carcere. Oggi, il nuovo arresto: si tratta di un altro cittadino albanese, nato nel 1980 e regolare sul territorio. Secondo le indagini l’uomo, insieme alla compagna fermata ieri, rappresentava l’anello di congiunzione tra l’attività di prostituzione a Modena e le famiglie d’origine delle giovani donne sfruttate. Compito della coppia sarebbe stato quello di reclutare le ragazze, probabilmente con la promessa di trovare una vita migliore, e una volta condotte qui, di organizzarle, distribuendole sul territorio per farle prostituire. Le vittime di questo sfruttamento venivano soprattutto dall’Albania, ma non solo. Tra le giovani reclutate dai due gruppi ce n’è una già nota sulle pagine della cronaca locale. Si tratta di Arietta Mata, la prostituta trovata morta il 21 giugno dello scorso anno sulle rotaie di Gaggio, a Castelfranco Emilia. Arietta era partita dall’Ungheria, reclutata dalle bande albanesi tramite una referente di origine ucraina. La giovane non ha avuto il tempo di denunciare, né di vedere l’esito dell’operazione “Fossalta”. Per il suo omicidio è finito in carcere il 50enne Pasquale Concas, indagato anche per un altro assassinio. Il 12 giugno in aula si terrà per lui una nuova udienza.