Potenzialità, limiti e prospettive del codice degli appalti. Se ne è parlato questa mattina a Modena in un convegno nazionale organizzato da UPI – Unione Province Italiane

Non si parla di revisione ma, a due anni dal varo, il codice degli appalti ha bisogno di un tagliando, per verificarne il funzionamento, che all’atto pratico si traduce nella necessità di un confronto e di un’ analisi sullo stato di applicazione e sull’impatto delle nuove disposizioni sul mercato, sulla concorrenza e sul contrasto alla corruzione, in relazione anche alle nuove linee guida dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, protagonista questa mattina a Modena nel convegno nazionale organizzato dall’Upi, Unione Province italiane, presso la sede del Mef, sugli effetti del nuovo nuovo codice degli appalti pubblici, sull’attività di enti e imprese, e sulla base dei nuovi strumenti di controllo e trasparenza messi a disposizione, anche dei cittadini, dalla nuova normativa sulla trasparenza e sull’anticorruzione. Un elemento importante, sottolineato con forza dall’ANAC. Introdotti dal saluto di Maria Costi, vicepresidente della Provincia di Modena, che ha collaborato al convegno e del Prefetto di Modena Maria Patrizia Paba, gli interventi dei relatori hanno fatto emergere alcune criticità. Da un lato, a due anni dal varo, non c’è ancora una piena applicazione del codice degli appalti, dall’altro la mancata centralizzazione delle stazioni appaltanti, ovvero quegli enti e quelle società ancora troppe, e per questo spesso meno qualificate e meno controllabili. In questo ambito, oltre a quello dell’Anac, è fondamentale il lavoro svolto dalla corte dei conti, obbligato spesso a guardare oltre ad un appalto che formalmente e tecnicamente risulta perfetto.

Nel video le interviste a:

– Angela Nicotra, Consigliere ANAC

– Stefano Glinianski, Corte dei Conti