In concomitanza con la giornata mondiale sul tumore ovarico il prossimo 8 maggio, una ricerca ha individuato un gene diffuso in particolare tra le famiglie della zona, Modena, Bologna e Ferrara che rende le donne maggiormente a rischio di contrarre un tumore alle ovaie

Una specifica variante genetica, un gene diffuso da un antenato nelle zone al confine tra le province di Modena, Bologna e Ferrara che rende le donne del nostro territorio quelle maggiormente a rischio di contrarre un tumore ovarico. E’ ciò che emerge da una ricerca condotta dall’Ago, l’Ambulatorio di Genetica Oncologica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, uno dei centri tra i più specializzati per quanto riguarda la trasmissione ereditaria di tumori alle mammelle e alle ovaie. Una ricerca partita dall’analisi di oltre mille pazienti tutti affetti da tumore alle mammelle o alle ovaie, tutti successivamente sottoposti a test genetico Brca attraverso il quale l’Ambulatorio ha potuto riscontrare una alterazione genetica particolare delle tre province in questione. Alterazione genetica che pare abbia le sue basi in un antenato che le famiglie oggi affette da questo tipo di tumore avevano in comune.  Grazie ai risultati della ricerca condotta dall’Ago, sono oltre cento le donne sane identificate ad oggi  come portatrici di alterazioni ereditarie predisponenti ai tumori ovarici e prese in carico per la prevenzione. I dati ci dicono inoltre che per una paziente su quattro, l’esecuzione del test Brca porta a chiarire la causa della malattia e permette l’accesso a terapie mirate. Che sintomi può avere questo tumore? La diagnosi precoce è quasi impossibile e le terapie si contano sulle dita di una mano. Fondamentale diventa proprio l’esecuzione del test Brca e le continue ricerche che si pongono l’obiettivo di salvare le pazienti. In Emilia-Romagna, oltre 400 donne l’anno sono colpite da tumore ovarico, con circa 270 decessi.