L’avvocato dei familiari del 64enne di Castelnuovo, morto all’Ospedale di Baggiovara, si è opposto alla proposta del pm di archiviare le indagini sulla vicenda. In aula si è parlato anche dei medici e dei farmaci assunti dall’uomo

Le indagini sulla morte di Primo Zanoli non devono essere archiviate. E’ questa la richiesta della famiglia del 64enne di Castelnuovo deceduto nell’ospedale di Baggiovara dopo essere caduto in un cavedio nella notte tra il 30 e 31 dicembre 2011, tragedia per la quale la Procura non ravvede responsabilità per quella scomparsa che portò al ritrovamento del cadavere mummificato soltanto nel novembre 2014.

Il pm Luca Guerzoni ha infatti presentato richiesta di archiviazione per via dell’impossibilità di individuare presunte colpe precise, escludendo anche ipotesi di reato per l’unico indagato, un tecnico dell’Ausl al quale in un primo momento erano state contestate responsabilità. Il caso è così tornato davanti al gip Paola Losavio, dove l’avvocato Lorenzo Muracchini che rappresenta la moglie e le figlie di Zanoli ha chiesto al giudice stesso di ordinare alla Procura di riaprire le indagini. Come peraltro era già successo un paio di anni fa.

Il legale nel suo intervento ha domandato di valutare il comportamento delle figure mediche che hanno assistito il 64enne, ricoverato in Neurochirurgia al momento della scomparsa, e le medicine che assumeva. Il gip si è riservato e deciderà entro Natale.