Da gennaio dell’anno scorso sono 101 le filiali del gruppo che hanno chiuso. Intanto in Borsa il titolo conosce una flessione consistente: meno 55 per cento in un anno

Titolo quasi dimezzato e tagli pesanti agli sportelli. Sono mesi di dimagrimento, in tutti i sensi, per la Banca Popolare dell’Emilia Romagna che sta facendo i conti con un mercato non proprio semplicissimo. Il titolo della Bper, quotato nel listino principale di piazza Affari, nell’ultimo anno ha avuto un andamento piuttosto negativo: la picchiata continua in maniera più o meno regolare da metà luglio 2015 e nell’ultimo anno la performance segna un meno 55 per cento. Ieri la chiusura a 3,22 euro: un abisso rispetto agli 8,76 euro dell’aprile 2014.

In questa situazione si innestano i tagli che appena resi noti dal quartier generale di via San Carlo. Nell’ottica di un processo di razionalizzazione, infatti, è stata prevista la chiusura di 101 sportelli dall’inizio dell’anno scorso, dei quali 40 da aprile a giugno 2016. Significa che il gruppo Bper, che al 31 dicembre contava 1.175 filiali in 18 regioni italiane, ha perso circa un dodicesimo della sua presenza sul territorio, caratteristica di un gruppo che comprende anche Banco di Sardegna e Cassa di risparmio di Bra e che vede l’acquisizione del controllo della Cassa di Saluzzo, ufficializzata proprio nelle ultime ore. La riduzione degli sportelli è affiancata, in questo piano definito di efficientamento, da una una consistente riduzione delle unità organizzative, che passano da 650 a 339. Non si parla, invece, di tagli di personale.