Primi cambiamenti all’interno del gruppo dirigenziale del Modena: è solo questione di ore, e Massimi Taibi non sarà più il direttore sportivo dei gialli. Abbiamo provato a tracciare un bilancio dei suoi due anni

Almeno per il momento, Massimo Taibi resterà famoso per i suoi anni da portiere in serie A, per il suo passaggio al Manchester United e per una sua famosa papera nel campionato inglese contro il Southampton e per il suo gol di testa segnato con la maglia della Reggina contro l’Udinese nel 2001. Come dirigente, come direttore sportivo del Modena, niente di memorabile, in quasi due anni di lavoro: da responsabile del settore giovanile divenne d.s. a tutti gli effetti il 17 luglio 2014: sotto la sua gestione tecnica, il Modena – con una squadra superiore a quella di quest’anno – si è salvato solo ai playout nella passata stagione (grazie ai 20 gol provvidenziali di Granoche) e quest’anno è arrivata la retrocessione, dolorosa quanto onestamente inattesa. Risultati negativi che non sono certo da imputare totalmente a Taibi, visti anche le capacità economiche ridotte del club, ma il siciliano, trapiantato a Modena da anni, non ha mai dato l’impressione di avere in mano il mercato, piuttosto di subirlo. Piuttosto sconcertante, da questo punto di vista, quello che accadde sotto i nostri occhi nell’ultimo giorno di mercato invernale, il 1° febbraio di quest’anno: parecchi giocatori del Modena rifiutarono il trasferimento proposto loro dalla società (in particolare, il giovane Sakaj, che mal consigliato in famiglia, disse clamorosamente no al passaggio al Sassuolo), scatenando una reazione di sconforto nello stesso Taibi. I provvedimenti successivi, come l’esclusione dello stesso Sakaj e di Minarini dalla prima squadra, furono più che giustificati. Di poche parole, Taibi le ha dovute tirare fuori davanti ai microfoni il sabato di Pasqua, quando – dopo pochi minuti dalla sconfitta incredibile in casa con il Cagliari – annunciò – a malincuore, disse – l’esonero di Hernan Crespo